Nosside di Locri, Epigrammista del primo ellenismo (III secolo a.C.)

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MAguSS
view post Posted on 26/8/2005, 22:49




Nosside (Nossìs) nacque da nobile famiglia a Locri Epizefiri (nell'attuale Calabria), dove visse intorno al 300 a.C. Di lei restano undici epigrammi (più uno incerto) che toccano temi sepolcrali, votivi, epidittici. Nell'ambito della scuola peloponnesiaca Nosside si distiungue per l'ispirazione essenzialmente amorosa, legata al culto della Dea Afrodite e all'apprezzamento per la bellezza femminile, con un esplicito richiamo alla tradizione saffica; legata però alla vita della propria città, ne cantò anche le imprese, celebrando per esempio la vittoria dei concittadini sulle popolazioni locali dei Bruzzi.
 
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MAguSS
view post Posted on 26/8/2005, 23:01




Alcuni epigrammi:

Il miele di Afrodite
"Non c'è nulla di più dolce dell'amore.
Quale dolcezza lo supera? Sputo
anche il miele." Così Nosside dice.
Solo chi non è amata da Cipride
non sa quali rose siano i suoi fiori.


La Saffo di Locri, richiamando la poetessa di Lesbo, enuncia l'eccellenza dell'amore, che per lei è programma di vita ed esperienza vissuta, confessata senza reticenze e con una punta d'orgoglio. Nell'ambito del tempio di Afrodite bene attestato a Locri, e della prostituzione sacra che sembra sia stata ivi praticata, non si può escludere l'esistenza di un tiaso femminile di iniziazione guidato da Nosside.

La cuffia donata ad Afrodite
Sarà lieta Afrodite dell'offerta
di questa piccola cuffia che Sàmita
ha tolto dal suo capo.
Perchè è bella e odora lieve del nettare
che la dea sparge sul suo bell'Adone.


Un dono ad Afrodite da parte di un'amica di Nosside; il verso tocca con grazia leggera il tenue tema con cui fa da sigillo l'amoroso profumo della dèa.

Ritratto di una fanciulla
Certo, certo è Melinna! Non vedi il visetto soave?
E come par che dolci mi guardino gli occhioni!
Come la bimba in tutto alla sua mamma somiglia!
Bello è che rassomiglino ai genitori i figli!


Il ritratto di una fanciulla di Locri, figlia di Melinna, dedicato ad Afrodite nel suo ben noto tempio.

Autoepitafio
O straniero, se navigando andrai
a Mitilene dai bei cori, dove
si accese il fiore
delle grazie di Saffo, dì che cara
fui alle Muse e che nacqui nella terra
di Lòcride. E continua la tua via
appena saprai che il mio nome è Nosside.


Nosside chiuse la sua raccolta dei propri versi con un epigramma funebre su se stessa, nel quale ricollegava la propria poesia a quella di Saffo. "Il rapporto tra Nosside e Saffo è nitido e sicuro. Wilamowitz suppose che Nosside aveva un suo circolo femminile, per cui componeva canti culturali (per Afrodite) e canti d'amore... Ma il rapporto più valido è costituito dal modo in cui Nosside mostra di aver penetrato nella tecnica e nello stile di Saffo...Questa a me pare la genuina caratteristica di Nosside: l'emulazione saffica in chiave ellenistica... Un'impeccabile tecnica presiede alla sua poesia, che, quando non è decorativa, [...] ha una sua impronta personale di sicurezza e, insieme, di serenità, che al sottile palato di Paul Maas, sembrava più debole di quella di Erinna, ma più forte di quella di Anite. E il Wilamowitz afferma che Nosside è l'ultima poetessa degli Elleni che si presenta con un'individualità umana. [...] Se Anite ha creato il tipico epigramma del paesaggio bucolico e dell'epicedio per animali, Nosside rimane poetessa di un piccolo mondo, ritratto con precisa eleganza formale, senza il calore della raffinata Saffo e senza la discriminata sensibilità di Callimaco" (M.Gigante, "L'epigramma in Magna Grecia")
 
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