Intervista a Jonathan Barnes: Lo Scetticismo Accademico, La figura di Carneade

« Older   Newer »
  Share  
MAguSS
view post Posted on 9/9/2005, 23:13




Riporto questa interessante intervista a Jonathan Barnes, professore ordinario di Filosofia Antica all'università di Ginevra.

Barnes fornisce alcune notizie sulla vita e l'impegno politico di Carneade, che è la figura più rappresentativa dello scetticismo, ricordando i suoi dissacranti attacchi contro il tradizionale politeismo greco e la teologia provvidenzialistica dello stoico Cleante, autore del noto Inno a Zeus e l'abilità eccezionale con cui usava l'argomento del "sorite" introdotto dai Megarici. Di particolare interesse, secondo Barnes, sono le teorie degli scettici sulla natura del sapere, che essi concepivano non come insegnamento e apprendimento di idee e conoscenze, ma come trasmissione di capacità pratiche. Parlando, poi, del cosiddetto neoscetticismo del II secolo d.C. quale tentativo di sistematizzazione organica del pirronismo , Barnes si sofferma sui suoi due principali esponenti: Enesidemo, autore dei celebri dieci "tropi" o "modi" sotto cui venivano raccolti i vari esempi di contraddittorietà dell'esperienza sensibile e Sesto Empirico il quale, per quanto privo di originalità, ha un'importanza storica decisiva, essendo l'unico autore scettico di cui possediamo gli scritti.


1 Carneade: chi era costui? E perché fu così ostile nei confronti dello Stoicismo?

Carneade fu probabilmente il più importante scettico accademico. Egli operò nel II secolo a.C.; capo della scuola di Platone, fu un uomo di notevole forza carismatica, che influenzò un enorme numero di persone. Egli fu anche un personaggio enigmatico, tanto che i suoi stessi seguaci affermarono di non sapere quale fosse il suo pensiero, pensiero, tra l'altro, poco verificabile in quanto egli non scrisse nulla, ma impartì solo lezioni orali. Inoltre, fu un uomo politico di una certa importanza: nel 155 a.C. si svolse, infatti, una famosa ambasceria di Atene a Roma, per presentare un caso degli Ateniesi al governo romano, e Carneade fu uno dei tre ambasciatori che la composero.

Quella di Carneade nei confronti degli Stoici non era un'ostilità personale ma piuttosto un'ostilità intellettuale. Per meglio comprendere questo problema ritengo sia necessario fare un esempio. Ora, per gli Stoici, dio o Zeus era estremamente importante; uno dei più alti passi del primo stoicismo pervenutici è, infatti, L'inno a Zeus di Cleante, un caposcuola stoico, dove Zeus è lodato quale creatore e sostenitore del mondo. Il che dimostra come la filosofia stoica fosse basata, da un certo punto di vista, sulla fede in un dio conservatore. Carneade confutava molte dottrine stoiche, ma una delle sue più celebri argomentazioni è proprio contro tale fede stoica: se si pensa che Zeus è un dio, si deve pensare alla posidoneità di Dio; se si pensa alla posidoneità di dio, allora si deve pensare che l'oceano è un dio; ma se l'oceano è un dio, anche un fiume è un dio; e se un fiume è un dio, anche un ruscello è un dio; infine, se un ruscello è un dio, anche una goccia d'acqua è un dio. Ma è assurdo pensare che una goccia d'acqua sia un dio: dunque, Zeus non è un dio.

Da tale argomentazione, che così riassunta potrebbe sembrare sofistica, risulta chiaro che Carneade cercava di dimostrare che i dogmi degli Stoici, come quello dell'importanza di Zeus, erano errati, e che la posizione stoica era incoerente. Questo, naturalmente, non è soltanto un attacco all'antico politeismo greco, ma è un attacco, in linea generale, alla convinzione secondo la quale il mondo è governato da una divina mente reggitrice.

2 L'argomento del sorite, già usato dai Megarici, venne impiegato abilmente anche da Carneade. Può spiegarci come?

Il sofisma logico del "sorite", o del "mucchio" fu sicuramente usato da Carneade, e costituisce uno dei più importanti argomenti della storia della filosofia. Il modo migliore per spiegare in cosa esso consista è l'esempio usato dallo stesso Carneade. Si prenda per esempio una persona che non è calva, e che dunque ha un "mucchio" di capelli, e si rimuova un capello dal suo capo; facendo questo non la si rende certamente calva. Di conseguenza, poiché strappare un capello non rende calva una persona, è possibile strapparne un altro, e così di seguito; dunque, se si strappano i capelli uno per volta fino a che l'uomo ne rimanga completamente privo, secondo l'argomentazione, questi non sarà comunque calvo.

In altre parole, il criterio generale, che i filosofi stoici e i filosofi antichi usavano applicare a moltissimi concetti, era il seguente: l'argomentazione, detta anche "del poco per volta", muoveva da una posizione per poi giungere a una conclusione prossima, e così via, in modo tale che, alla fine, sembrava impossibile confermare la prima posizione senza confermare la seconda, la seconda senza confermare la terza, e così di seguito, pur accorgendosi, quando si raggiungeva l'ultima posizione, di essere finiti nell'assurdo.

Carneade fu abilissimo nel costruire argomentazioni di questo genere, e gli stessi stoici confessavano di non sapergli rispondere. È tipico delle argomentazioni filosofiche il fatto che, in un certo senso, sembra che ci sia qualcosa di errato, mentre, quando si scompone l'argomentazione pezzo per pezzo, la sua correttezza risulta chiarissima. Si tratta del tipico paradosso filosofico. Ed è per questo che Carneade fu un grande filosofo.

3 Dalle posizioni di Carneade scaturisce una serie di conseguenze, politiche e pratiche. Quali sono i riflessi dello scetticismo in politica e più in generale nella vita pratica?

Ritengo che ci siano ben poche prove del fatto che gli antichi scettici abbiano avuto una qualche influenza sulla vita politica. Carneade fu certamente un uomo politico; andò ambasciatore a Roma, e vi tenne due lezioni in giorni successivi, nella prima delle quali lodò la giustizia, mentre nella seconda la definì un male, fornendo così una chiara illustrazione dei suoi metodi scettici. A Roma le sue lezioni furono considerate sconvenienti, e i senatori decisero che Carneade non avrebbe più dovuto essere invitato in città; ma non ci sono prove che egli abbia avuto una qualche influenza politica.

Tuttavia, l'antico scetticismo ebbe, almeno in un campo, delle conseguenze estremamente importanti e interessanti dal punto di vista pratico. In tutta la filosofia greca vi fu una stretta relazione tra l'interesse filosofico e quello medico, ma tra il II e il I secolo a.C., molti dottori giunsero a una posizione filosofica non lontana dallo scetticismo. Dai testi medici che ci sono pervenuti risulta chiaramente che lo scetticismo filosofico ebbe influenza sulla medicina, e non solo sulla teoria medica, ma sulla terapia stessa. I medici scettici affermavano che non si sapeva nulla del funzionamento interno del corpo umano, e in base a tale principio essi non operavano i pazienti. I medici teorici dell'antichità, che ritenevano di poter scoprire il funzionamento interno del corpo umano, operavano i loro pazienti, causando loro enormi dolori che non erano compensati da alcun beneficio. I medici scettici, invece, ritenendo di non essere in grado di fare nulla per la salute del paziente, evitavano di tagliarli a pezzetti. I motivi che inducevano a questa conclusione, come riferiscono i testi antichi, erano direttamente tratti dalla tradizione filosofica.

4 Qual è il quadro che Diogene Laerzio, il maggiore storico antico del pensiero greco, offre dello scetticismo?

Diogene Laerzio è estremamente importante per la storia della filosofia greca, ma, nel caso dello scetticismo, ci aiuta molto poco. Egli disserta dello scetticismo accademico e dello scetticismo pirroniano in libri separati. La sua trattazione degli scettici accademici però è puramente biografica. È importante e interessante da un punto di vista esclusivamente storico, e, sebbene contenga alcuni aneddoti divertenti, dice effettivamente molto poco sulle dottrine filosofiche scettiche.

Per quanto riguarda il pirronismo, invece, troviamo in Diogene un resoconto filosofico anche utile, ma, poiché le opere di Sesto Empirico ci sono pervenute, e dato che esse contengono un resoconto più ampio e molto più dettagliato, in questo caso particolare la testimonianza di Diogene non è così importante come avrebbe potuto esserlo.

5 In che senso gli scettici, come sosteneva Diogene Laerzio, sopprimono apprendimento, scienze e arte?

Ritengo che la dottrina scettica della soppressione dell'insegnamento e dell'apprendimento sia molto interessante, poiché dà luogo a un paradosso. Infatti, gli scettici non potevano sostenere la possibilità di imparare o di insegnare neppure la loro stessa dottrina, dato che il normale significato di apprendimento e di insegnamento implica la trasmissione di princìpi e di idee, trasmissione che essi non riconoscevano. Per difendersi da tale paradosso gli scettici si rifugiavano in alcune argomentazioni non molto valide.

D'altra parte, gli scettici imparavano delle professioni: Sesto, per esempio, era medico. Quindi, essi dovettero spiegare come era possibile, da un lato, non avere convinzioni, e, dall'altro, diventare, per esempio, medici. Essi pertanto svilupparono, anche se non è chiaro fino a che punto, una teoria sulla natura delle arti e delle professioni. Gli scettici, infatti, consideravano l'arte della medicina come una complessa capacità di agire; secondo loro, essere medico non consisteva nel conoscere una serie di fatti, ma nel disporre di un certo numero di abilità, di capacità. Ed essi pensavano che queste capacità potessero essere trasmesse anche senza la trasmissione di dottrine. Il paragone che erano soliti usare era tratto dal mondo animale: mamma-anitra insegna a nuotare agli anatroccoli, i quali acquisiscono una capacità, anche complessa; ma mamma-anitra non insegna loro l'idrodinamica, dunque gli anatroccoli non imparano dei fatti, ma acquisiscono una capacità. Secondo gli antichi scettici era dunque possibile spiegare la trasmissione delle arti e delle scienze come trasmissione di capacità pratiche che aiutavano a rimanere in vita e a rendere la vita migliore, senza che ci fosse trasmissione di alcuna teoria.

Il problema generale rimane tuttavia quello di capire fino a che punto è possibile veramente intendere le arti alla maniera degli scettici, ovvero come insiemi di capacità che non coinvolgono credi.

6 La filosofia scettica venne ripresa fra il I secolo a.C. e la fine del II secolo d.C. Qual è il contesto storico in cui si sviluppa questo nuovo scetticismo? Quali sono le sue nuove caratteristiche?

Ritengo che sia difficile indicare nel dettaglio le circostanze storiche all'interno delle quali si sviluppò il nuovo scetticismo. Tuttavia, ciò che è sicuramente possibile dire è che, tra il I secolo a.C. e la fine del II secolo d.C., si verificò una generale rinascita dell'interesse nei confronti della filosofia. Le opere di Aristotele, per esempio, vennero riscoperte o pubblicate in nuove edizioni, e destarono un enorme interesse. Similmente, le opere di Platone ritornarono a essere oggetto di dibattito erudito e filosofico. Pertanto è possibile che anche lo scetticismo abbia risentito di questa reviviscenza della filosofia.

Sappiamo anche che vi furono alcuni validi filosofi, tra i quali Enesidemo e Agrippa, che, per ragioni a noi ignote, trovarono interessante lo scetticismo; dunque è probabile che la presenza anche di poche ma valide personalità all'interno dello scetticismo abbia contribuito a dare maggiore importanza a tale indirizzo filosofico.

Sulla natura generale del rinnovato scetticismo si possono inoltre dire due cose: la prima è che si trattò dello scetticismo pirroniano, dato che lo scetticismo accademico, anche se non morì, cessò di rappresentare un movimento importante. La seconda è che sorse un desiderio di sistematizzare, di organizzare, di formalizzare il pirronismo scettico. Si potrebbe dire anche che si tentò di trasformarlo in una filosofia scolastica, anche se non si trattò di una codificazione alla maniera scolastica, ma, come appare dagli scritti di Sesto, di un desiderio di presentare il pirronismo come una completa, sistematica filosofia generale, che si potesse porre come rivale di fronte alle altre filosofie del tempo.

7 Nella tradizione scettica del II secolo d.C. abbondano i complessi organici di argomenti, i cosiddetti tropi; in che cosa consistono i tropi di Enesidemo?

"Tropo" o "modo" era l'antico termine tecnico utilizzato per indicare uno schema di argomento. I cosiddetti dieci modi o tropi di Enesidemo costituiscono un esempio particolare del tentativo di organizzare schematicamente le osservazioni degli scettici.

Ora, uno degli scopi degli antichi scettici pirroniani, era quello di produrre ciò che essi chiamavano un "conflitto di apparenze". Un esempio tipico, trasmessosi attraverso tutta la letteratura filosofica, è il seguente: se si guarda un remo quando è in acqua, esso appare piegato, mentre, quando è fuori dall'acqua, sembra diritto. Pertanto, l'apparenza, cioè l'essere piegato o diritto, è conflittuale, e il problema è quello di decidere se il remo sia realmente piegato o diritto.

Gli antichi scettici raccolsero migliaia di esempi di conflitti di questo tipo, di cui alcuni banali, altri profondi e importanti. Tuttavia il loro desiderio era quello di sistematizzarli, perché altrimenti avrebbero avuto a disposizione solo una raccolta disorganica di esempi. Enesidemo pensò che si potessero considerare i casi di questo tipo come casi della forma: qualcosa sembra essere fatto in un certo modo in certe circostanze, e in un altro modo in altre circostanze. I diversi modi di raggruppare i conflitti di apparenze formano i dieci tropi.

Ritengo che si debbano considerare questi tropi di Enesidemo non tanto come un contributo alla filosofia scettica, quanto come un contributo alla presentazione e alla organizzazione di una vasta quantità di materiale che stava diventando di difficile trattazione.

8 Che importanza ha la figura di Sesto Empirico all'interno della storia della filosofia?

Sesto Empirico è uno dei miei personaggi preferiti della storia della filosofia antica. Egli è importante perché scrisse un gran numero di libri sullo scetticismo che sono giunti sino a noi. I suoi sono gli unici testi antichi di questa tendenza sopravvissuti; tutte le altre opere scettiche, infatti, sono andate perdute. Occorre dire però che forse Sesto non fu un pensatore originale; il suo compito fu principalmente quello di riassumere, di codificare i pensieri dei primi scettici, e in particolare dei primi pirroniani. Buona parte di quello che egli scrisse era, di fatto, copiato parola per parola da scrittori precedenti.

Pertanto penso che non si possa dire che Sesto fu un grande filosofo, tuttavia si può certamente affermare che le sue opere sono estremamente importanti, sia quale indicazione della natura dello scetticismo greco, sia perché esse ebbero un'immensa influenza sulla storia successiva della filosofia. Le opere di Sesto, infatti, furono riscoperte nel XVII secolo, e le argomentazioni in esse esposte influenzarono grandemente la filosofia dell'epoca.

Storicamente parlando, egli è una delle figure più importanti della filosofia occidentale, e non soltanto della filosofia antica; questo nonostante il fatto che egli fosse un uomo piuttosto modesto, che pensava di scrivere solo per i suoi contemporanei.

 
Top
0 replies since 9/9/2005, 23:13   207 views
  Share