| L'epoca di massima fioritura per l'epigramma fu quella ellenistica. Le iscrizioni mostrano che lo scopo pratico, la destinazione tradizionale, continuarono a valere non solo in età ellenistica ma anche più tardi in virtù di una domanda diffusa che non soffrì crisi; e tuttavia accanto all'occasione reale, furono create occasioni fittizie, puramente letterarie, come accadde per i generi elevati, in particolare per gli Inni di Callimaco (vedi topic su Callimaco nella Poesia Ellenistica): e si diffuse così una produzione straordinaria di epitafi o persino di autoepitafi fittizi, come anche di dediche puramente libresche. La Fortuna ha voluto che la poesia epigrammatica sia pervenuta in quantità massiccia grazie alla grande raccolta dell'Antologia Palatina.
L'Antologia Palatina e le altre raccolte antologiche L'Antologia Palatina fu così chiamata dalla Biblioteca Palatina di Heidelberg, nella quale l'umanista Claudio Salmasio (Claude Salmaise, 1588-1653) scoprì verso la fine del XVI secolo l'unico manoscritto sopravvissuto di una vasta raccolta di epigrammi (circa 3700, per un totale di quasi 23000 versi), scritto verso il 980 d.C. da quattro copisti e fornito di alcuni scolii. La copia in pergamena scoperta da Salmasio rimase ad Heidelberg (con il nome di Codice Palatino Greco 23) fino al 1623, quando fu donata a papa Gregorio XV; dalla Biblioteca Vaticana passò successivamente a Parigi per ordine di Napoleone Bonaparte; infine venne smembrata in due parti, delle quali una fu restituita a Heidelberg, mentre la seconda, contenente due libri, rimase a Parigi (Codice Parigino Greco Supplem. 384). Alcuni secoli dopo la stesura della "Palatina", un monaco bizantino, Massimo Planude, terminò nel 1299 di comporre una cospicua raccolta di epigrammi, utilizzando lo stesso materiale raccolto verso il 900 d.C. dal protopapa di Bisanzio, Costantino Cefala, sulla base delle raccolte precedenti. L'Antologia, chiamata "Planudea" dal nome del suo compilatore, è tramandata da alcuni codici, tra cui si segnala per autorità il Marciano Greco 481, scritto dallo stesso monaco. L'Antologia Planudea contiene circa 2400 epigrammi: di essi 388 non sono presenti nella Palatina e costituiscono oggi la cosiddetta Appendice Planudea, la quale nelle edizioni moderne è aggiunta come libro XVI della Antologia Palatina. Quest'ultima infatti è strutturata in quindici libri, ordinati per argomento, e contiene la voce di centinaia di poeti, in un arco temporale di almeno sedici secoli. Eccovi la ripartizione tematica dei quindici libri della Palatina: I libro: iscrizioni e altre poesie cristiane. II libro: descrizione, da parte di Cristodoro di Copto (V-VI sec. d.C.), delle statue del ginnasio Zeuxippo di Costantinopoli. III libro: iscrizioni dei bassorilievi del tempio di Apollonide a Cizico. IV libro: è il vero inizio della raccolta e contiene i proemi delle raccolte antiche di Meleagro di Gadara, Filippo di Tessalonica e Agazia Scolastico. V libro: epigrammi erotici VI libro: epigrammi dedicatori. VII libro: epigrammi sepolcrali. VIII libro: epigrammi di Gregorio Nazianzeno. IX libro: epigrammi epidittici. X libro: epigrammi protrettici. XI libro: epigrammi conviviali e satirici. XII libro: epigrammi pederotici. XIII libro: epigrammi di metro vario. XIV libro: oracoli, enigmi, problemi matematici. XV libro: mescolanza di epigrammi diversi per epoca e tema.
A proposito del IV libro, si è detto che riunisce i proemi di precedenti raccolte antiche. La produzione ellenistica a noi nota ebbe infatti come primo raccoglitore il poeta Meleagro di Gadara, in Siria, che compose verso il principio del I secolo a.C., in età avanzata, la sua "Corona", il cui proemio enumera quarantasette "fiori" (si ricordi che lo stesso termine "antologia" deriva da "anthos"), cui vengono associati per analogia altrettanti poeti (all'acanto Archiloco, alla rosa Saffo, alla vite Simonide, al mirto Callimaco, ecc.) e un'altra ventina di poeti più recenti per un totale di almeno 65 epigrammisti. Alcuni decenni dopo, nel 40 a.C., Filippo di Tessalonica compose un'altra "Corona", costitita di epigrammi suoi e di altri sessanta poeti. Seguirono altre antologie di minore interesse, fino a quelle, di età ormai bizantina, di Agazia, verso la metà del VI secolo dell'era cristiana.
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