L'epigramma ellenistico, Caratteri generali

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MAguSS
view post Posted on 22/8/2005, 22:48




L'epoca di massima fioritura per l'epigramma fu quella ellenistica. Le iscrizioni mostrano che lo scopo pratico, la destinazione tradizionale, continuarono a valere non solo in età ellenistica ma anche più tardi in virtù di una domanda diffusa che non soffrì crisi; e tuttavia accanto all'occasione reale, furono create occasioni fittizie, puramente letterarie, come accadde per i generi elevati, in particolare per gli Inni di Callimaco (vedi topic su Callimaco nella Poesia Ellenistica): e si diffuse così una produzione straordinaria di epitafi o persino di autoepitafi fittizi, come anche di dediche puramente libresche. La Fortuna ha voluto che la poesia epigrammatica sia pervenuta in quantità massiccia grazie alla grande raccolta dell'Antologia Palatina.

L'Antologia Palatina e le altre raccolte antologiche
L'Antologia Palatina fu così chiamata dalla Biblioteca Palatina di Heidelberg, nella quale l'umanista Claudio Salmasio (Claude Salmaise, 1588-1653) scoprì verso la fine del XVI secolo l'unico manoscritto sopravvissuto di una vasta raccolta di epigrammi (circa 3700, per un totale di quasi 23000 versi), scritto verso il 980 d.C. da quattro copisti e fornito di alcuni scolii. La copia in pergamena scoperta da Salmasio rimase ad Heidelberg (con il nome di Codice Palatino Greco 23) fino al 1623, quando fu donata a papa Gregorio XV; dalla Biblioteca Vaticana passò successivamente a Parigi per ordine di Napoleone Bonaparte; infine venne smembrata in due parti, delle quali una fu restituita a Heidelberg, mentre la seconda, contenente due libri, rimase a Parigi (Codice Parigino Greco Supplem. 384).
Alcuni secoli dopo la stesura della "Palatina", un monaco bizantino, Massimo Planude, terminò nel 1299 di comporre una cospicua raccolta di epigrammi, utilizzando lo stesso materiale raccolto verso il 900 d.C. dal protopapa di Bisanzio, Costantino Cefala, sulla base delle raccolte precedenti. L'Antologia, chiamata "Planudea" dal nome del suo compilatore, è tramandata da alcuni codici, tra cui si segnala per autorità il Marciano Greco 481, scritto dallo stesso monaco. L'Antologia Planudea contiene circa 2400 epigrammi: di essi 388 non sono presenti nella Palatina e costituiscono oggi la cosiddetta Appendice Planudea, la quale nelle edizioni moderne è aggiunta come libro XVI della Antologia Palatina.
Quest'ultima infatti è strutturata in quindici libri, ordinati per argomento, e contiene la voce di centinaia di poeti, in un arco temporale di almeno sedici secoli. Eccovi la ripartizione tematica dei quindici libri della Palatina:
I libro: iscrizioni e altre poesie cristiane.
II libro: descrizione, da parte di Cristodoro di Copto (V-VI sec. d.C.), delle statue del ginnasio Zeuxippo di Costantinopoli.
III libro: iscrizioni dei bassorilievi del tempio di Apollonide a Cizico.
IV libro: è il vero inizio della raccolta e contiene i proemi delle raccolte antiche di Meleagro di Gadara, Filippo di Tessalonica e Agazia Scolastico.
V libro: epigrammi erotici
VI libro: epigrammi dedicatori.
VII libro: epigrammi sepolcrali.
VIII libro: epigrammi di Gregorio Nazianzeno.
IX libro: epigrammi epidittici.
X libro: epigrammi protrettici.
XI libro: epigrammi conviviali e satirici.
XII libro: epigrammi pederotici.
XIII libro: epigrammi di metro vario.
XIV libro: oracoli, enigmi, problemi matematici.
XV libro: mescolanza di epigrammi diversi per epoca e tema.

A proposito del IV libro, si è detto che riunisce i proemi di precedenti raccolte antiche. La produzione ellenistica a noi nota ebbe infatti come primo raccoglitore il poeta Meleagro di Gadara, in Siria, che compose verso il principio del I secolo a.C., in età avanzata, la sua "Corona", il cui proemio enumera quarantasette "fiori" (si ricordi che lo stesso termine "antologia" deriva da "anthos"), cui vengono associati per analogia altrettanti poeti (all'acanto Archiloco, alla rosa Saffo, alla vite Simonide, al mirto Callimaco, ecc.) e un'altra ventina di poeti più recenti per un totale di almeno 65 epigrammisti. Alcuni decenni dopo, nel 40 a.C., Filippo di Tessalonica compose un'altra "Corona", costitita di epigrammi suoi e di altri sessanta poeti. Seguirono altre antologie di minore interesse, fino a quelle, di età ormai bizantina, di Agazia, verso la metà del VI secolo dell'era cristiana.
 
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MAguSS
view post Posted on 22/8/2005, 23:04




Un nuovo genere per un mondo nuovo
L'epigramma, oltre a conservare le sue funzioni tradizionali, in età ellenistica si riveste di forme decisamente letterarie, ampliando notevolmente le tematiche, privilegiando quelle che investono più da vicino l'individuo privato, ormai privo del referente civico tradizionale. La dimensione privata dell'esistenza si esplica naturalmente in moltissime movenze che l'epigramma, come genere letterario sostanzialmente nuovo, eredita dalla poesia elegiaca e dalla melica monodica arcaiche, adattando aspetti, forme ed esperienze a un modo di vivere completamente nuovo e a un mondo affettivo, sociale, politico mutato in modo profondo. I poeti-filologi diedero anch'essi spazio alle emozioni private negli epigrammi (come sappiamo di Filita, di Callimaco, e soprattutto di Teocrito) utilizzati per incisive polemiche letterarie e per sfoghi personali, oppure per manifestare opinioni critiche o elogi affettuosi per opere segnate da consonanza di intenzioni artistiche, o ancora per piangere la scomparsa di amici, con sommessa malinconia e senza indulgere, quata volta, alla consueta ironia giocosa.
E' altresì carattere distintivo, in particolare, della poesia alessandrina la ricerca realistica del "popolare" e del "primitivo", in virtù dell'interesse che destano, in questi colti e raffinati poeti, ambienti e forme di vita assai lontani dai propri. Tali ambienti però sono rappresentati con forme elaborate stilisticamente, che non mancano di rivestire qualsiasi contenuto: anche la nuda e asciutta eleganza è spesso frutto di uno studio formale anche più complesso. L'epigramma coglie emozioni o reazioni affettive legate ad un istante di vita, a sensazioni momentanee, quindi per sua natura non può dilatarsi in contenuti narrativi più vasti o in storie che si snodino nel tempo e segnino percorsi di vita. I poeti più grandi di questo genere "minore" riuscirono a fare del limite struttrale dell'epigramma una sua forza, resero cioè la brevità capace di una rara densità espressiva. Come tale l'epigramma influì notevolmente sull'elegia latina: fu, secondo la tesi di Jacoby, la cellula che si espanse nel contenuto più complesso dell'elegia romana, che attraverso l'epigramma e l'elegia narrativa alessandrini potè assumere movenze e atteggiamenti della lirica greca antica e della stessa melica corale.
 
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MAguSS
view post Posted on 22/8/2005, 23:16




Tendenze e articolazioni della poesia epigrammatica
L'epigramma ellenistico ebbe interpreti diversissimi per tematiche, interessi e attitudini verso personaggi, ambienti, persone, oggetti. Questa è la divisione in "scuole" (proposta alla fine dell'Ottocento da Richard Reitzenstein): la "peloponnesiaca", la "ionico-alessandrina" e la "fenicia".
Quando Roma diverrà referente privilegiato del nuovo genere, si parlerà anche di una tradizione epigrammatica latina e, in seguito, di una stagione dell'epigramma imperiale.

La scuola peloponnesiaca
I poeti di questa scuola, provenienti dall'area peloponnesiaca o da altre aree di cultura dorica, prediligono come temi per i loro componimenti schizzi di paesaggio spesso bucolico, le scene naturali, la simpatia per i piccoli animali e il dolore per la loro morte (Anite), oppure spunti amorosi (Nosside), oppure ancora la vita e gli oggetti del lavoro degli umili (pescatori, marinai) rappresentati con umana simpatia, ma ricreata sulla pagina con costruzioni elaborate e con un corredo talora persino eccessivo di immagini.

La scuola ionico-alessandrina
Il tema preferito da questi poeti è l'amore rivelato ed espresso in occasioni simposiali che, pure all'interno di un contesto socio-culturale tanto diverso, tornano ad essere momenti privilegiati nell'espressione di tensioni erotiche rivelate dal vino. Questa poesia del simposio, che cerca di rivivere esperienze proprie della lirica classica, è espressione in particolare della cosiddetta triade di Samo, formata da Asclepiade, Posidippo di Pella, Edilo di Atene.

La scuola fenicia
Questa dizione, peraltro generica, accomuna autori assai diversi ma legati dalla comune origine siriaca, come Antipatro di Sidone, Meleagro e Filodemo di Gadara, Archia di Antiochia.
 
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