| Alcuni epigrammi:
La scalata di Filippo all'Olimpo Alza le mura, o Zeus Olimpio: dappertutto s'arrampica Filippo. Chiudi le bronzee porte dei beati. Terra e mare già sono domati sotto lo scettro di Filippo: rimane solo la via verso l'Olimpo.
Questo epigramma è da porre prima del 197 a.C., anno della sconfitta di Filippo V di MAcedonia a opera di Tito QUinzio Flaminino. Alceo esalta il sovrano macedone, che era considerato da parecchi in maniera favorevole, almeno finchè non tentò di conquistare la città di Messene nel 215. Sarebbe quindi un sincero elogio alla potenza del macedone, ma secondo altri l'epigramma è di tono ironico (anche io sono di questo avviso) e andrebbe collocato proprio dopo il fallito tentativo del 215.
Potessi bere il cervello di Filippo Berrò, o Leneo, molto più di quanto bevve il Ciclope dopo aver riempito il ventre di carni umane. Berrò. Volesse il cielo che, dopo aver rotto il cranio del nemico, bevessi il cervello dalla testa di Filippo, di lui che nel banchetto gustò il sangue dei compagni, veleno avendo versato nel vino schietto.
L'odio di Alceo esplode in maniera feroce contro il re macedone che ha ucciso con il veleno personaggi con cui il poeta aveva rapporti di amicizia.
La fuga di Filippo, più veloce di un cervo Non pianti e non sepolti, o viandante, in questo tumulo giacciamo trentamila della Tessaglia, sottomessi dalla forza degli Etoli e dei Latini, che Tito condusse dall'ampia Italia, grande dolore per l'Emazia. Il famoso coraggio di Filippo corse via più veloce dei cervi veloci.
L'epigramma ricorda i Macedoni morti a Cinoscefale a opera degli Etoli e dei Romani di Tito Quinzio Flaminino, e mette in ridicolo Filippo che si era messo in salvo con la fuga. Plutarco testimonia che questo componimento divenne famoso in tutta la Grecia, tanto che Filippo rispose per le rime con un distico in cui prometteva una brutta fine ad Alceo. "L'epigramma finì così per rappresentare, in questo periodo, una temuta arma politica, anche se si trattò, nel complesso, di un fenomeno di breve durata." (E.Degani, "L'epigramma", in "Storia e civiltà dei Greci")
Tito Quinzio Flaminino liberatore della Grecia Serse condusse un esercito di Persiani nella terra greca, e Tito lo condusse dalla vasta Italia; ma il primo venne per mettere il giogo della schiavitù sul collo dell'Europa, l'altro per far cessare la schiavitù della Grecia.
I due distici paragonano il console Flaminino al re persiano Serse per esaltarne la potenza e per sottolineare il diverso scopo della sua spedizione: l'occasione è certamente la proclamazione della libertà delle città greche avvenuta durante i giochi Istmici del 196 a.C.
L'enigma della tomba Son tutto concentrato a capire per quale motivo la pietra lungo la via ha soltanto la lettera φ scolpita due volte dallo scalpello del lapicida. Forse la donna che qui giace si chiamava Chiliade? Perchè questo darebbero quelle due cifre sommate insieme. Oppure non è questa la soluzione giusta e la donna che abita questo lamentevole sepolcro fu Pheidis? Ora ho risolto, novello Edipo, l'enigma della Sfinge. Degno di lode è chi non è stato ingannato dall'enigma del doppio segno: luce agli scaltri, agli stupidi buio.
L'epigramma è costruito con finezza intellettuale tipica della poesia ellenistica. Un'iscrizione tombale appare un enigma: rappresenta una doppia φ. Siccome due φ sommate danno insieme la somma di mille, sembra che il nome debba essere Xiliàs (Chiliade, nome inventato dal poeta), mentre l'esatta soluzione è data da un'interpretazione letterale: "due φ" in greco è φει-δìς, per cui il nome è Φειδìς (Pheidìs, "colei che risparmia", altro nome inventato da Alceo).
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