L'architettura greca, Caratteri generali (le città, le tipologie di templi, i teatri)

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MAguSS
view post Posted on 29/8/2005, 17:45




La città greca ha, all'origine, una conformazione e una struttura molto semplici. La città è dominata dall'altura dell'acropoli, sorta dapprima per esigenze difensive e come dimora principesca, e poi riservata quasi esclusivamente a santuari ed edifici rappresentativi. Il centro della vita civile, politica e commerciale è invece posto nell'agorà, in genere in pianura. Al disotto si stende liberamente la città bassa (àstu), dove risiedono artigiani, mercanti, contadini. Col tempo, i legami tra città alta e città bassa si fanno più stretti; la vita urbana diviene più complessa e differenziata e la città si presenta come un organismo articolato. Si moltiplicano così i "tipi" di edifici (templi, teatri, scuole, palestre, etc.) sempre collegati alla struttura organica della città e alle esigenze della vita comunitaria. L'ordine urbanistico era legato all'ordine politico: quando la popolazione superava un numero stabilito dalle leggi, una parte di essa andava a fondare una nuova città (colonia). Della città di Rodi, disegnata da Ippodamo di Mileto, il costruttore delle mura del Pireo ad Atene, così scrive lo pseudo-Aristide (trattato anonimo, forse di Aristide): "Nell'interno di Rodi non si vedeva una piccola casa a fianco di una grande; tutte le abitazioni erano di uguale altezza e offrivano il medesimo ordine di architettura, di modo che l'intera città sembrava formare un solo edificio. Larghissime strade la traversavano in tutta la sua estensione. Esse erano tracciate con tant'arte, che da qualunque parte si volgesse lo sguardo, l'interno presentava sempre una bella decorazione. Le mura, nel vasto recinto della città essendo frammezzate da torri di sorprendente altezza e bellezza, eccitavano in particolar modo l'ammirazione. Le alte loro sommità servivano di faro ai naviganti. Tale era la magnificenza di Rodi, che senza averla veduta non poteva l'immaginazione formarsene un'idea. Tutte le parti di questa immensa città, congiunte fra loro in bellissime proporzioni, componevano un insieme perfetto, a cui le mura sembravano far da corona. Era la sola città che si potesse dire fortificata come una piazza da guerra ed ornata come un palazzo".
I teorici neoclassici del Settecento vedevano nell'architettura greca l'immagine di una società ideale (non a torto...), fondata su "leggi naturali" e, anche per polemica contro la complessità strutturale e decorativa del Barocco, di quell'architettura celebravano soprattutto la semplicità, virtù naturale e razionale ad un tempo. Evitava ll'imponenza delle grandi moli e cercava l'armonia delle proporzioni, commisurando (calcolando matematicamente) le forme alla funzione statica, cioè il sostegno al peso e il pieno al vuoto, il volume dell'edificio allo spazio naturale. Il tempio greco, aggiungevano, discendeva dai primi templi lignei, costruiti dai pastori nei luoghi frequentati dagli Dèi, come una casa preparata a riceverli; e ne conservava la memoria nelle dimensioni limitate, a misura umana, nella nitidezza degli incastri e degli intagli, precisi come fossero fatti nella pasta tenera e compatta del legno. Che cosa c'è di vero in questa concezione palesemente influenzata dalle poetiche d'Arcadia e dalla teoria illuministica sull'origine naturale della società civile?
Più di quanto non si creda. Indubbiamente l'antica architettura greca è l'opposto dell'architettura gigantesca, massiccia, fastosamente adorna degli imperi asiatici. Ciò che domina è il proporzionato equilibrio di verticali e orizzontali, di pieni e di vuoti. Nel tempio egizio i sostegni sono altissimi e possenti pilastri molto ravvicinati: si vuole che la costruzione dia un immagine di forza, sovrasti con la sua mole l'ambiente; nel tempio greco i sostegni sono colonne i cui diametri sono commisurati all'altezza e all'intervallo, e così manifestano visibilmente quella legge di misura e di equilibrio di forze che regge la natura. Davanti alle piramidi egizie o alle rovine di Babilonia, si pensa alle falangi di schiavi che hanno trascinato e sollevato gli enormi blocchi per il monumento del despota; il tempio greco è stato costruito dal popolo per dare una forma al sentimento del sacro di cui lo riempiva la contemplazione della natura. Non è più il luogo dove si celebrano sacrifici sanguinosi per incutere nel popolo il terrore del potere; è il luogo dove il popolo accorre, in liete processioni, nelle feste delle comunità. Di qui anche la nitida funzionalità della sua forma: il fulcro della costruzione non è la cella chiusa, dove si conservava il simulacro del dio, ma il porticato (peristilio) e lo spazio anteriore, dov'era collocata l'ara e dove si svolgevano i riti in cospetto dei fedeli adunati intorno.
Che il tempio greco dervivi dalle più antichi costruzioni lignee non è provato soltanto dalle proporzioni e dalla struttura: sopravvivono, benchè ridotti a memoria simbolica, l'alto basamento (stilòbate) di pietra, che isolava il piede delle colonne lignee dall'umidità del suolo, gli spioventi del tetto, le gronde, i gocciolatoi che impedivano le infiltrazioni dell'acqua piovana. Dove però meglio si manifesta l'origine dalla costruzione lignea è nell'elemento fondamentale del sistema statico, la colonna. Non è un elemento nuovo, perchè già si trova nei palazzi cretesi. Ma nell'architettura greca la funzione portante determina la dimensione, le proporzioni, la forma plastica delle colonne e le larghezze degli intervalli.
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Edfu, Egitto. Tempio di Horus, interno. I secolo a.C.

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Pesto, tempio di Poseidone. V secolo a.C.[/SIZE]
 
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MAguSS
view post Posted on 29/8/2005, 18:46




Il tempio dorico

Nel tipo originario, il tempio dorico, la colonna è "rastremata", cioè va restringendosi verso l'alto affinchè sia più evidente il punto dove la spinta si contrappone al peso dell'architrave; il fusto a tronco di cono è percorso in tutta la sua lunghezza da larghe scalanature che formano spigoli acuti, in modo che la graduazione del chiaroscuro sulla larga curvatura si rifranga nel ritmo chiaroscurale più frequente degli sgusci (lo sguscio è la rientranza tra due scalanature), intensificandosi lungo il filo tagliente e quasi trasparente degli spigoli; nella parte mediana, il fusto è leggermente rigonfio (èntasi) per dare l'illusione del reagire di una materia elastica al contrasto delle forze dall'alto e dal basso. La colonna dorica, priva di base, poggia direttamente sullo stilobate; in alto, termina con un anello schiacciato (echino), che simula il comprimersi della materia sotto il peso dell'architrave; l'àbaco è un basso parallelepipedo che localizza, lungo l'architrave, i punti d'appoggio delle colonne. Al di sopra dell'architrave, liscio, c'è una fascia (fregio) su cui si alternano, con leggero risalto, tavolette figurate (mètope) e scanalate (triglifi). Sulle due fronti corte del tempio vi è un frontone triangolare, con i tre lati rafforzati da una cornice sporgente che accresce la profondità della parte incavata, occupata da figurazioni scolpite. Il rapporto tra la lunghezza della fronte e dei lati è generalmente, con lievi varianti, di uno a due.
La pianta del tempio è rettangolare. La cella (nàos) è preceduta da un vasto atrio a colonne (prònao). Talvolta le colonne sono solo su una delle fronti (tempio "pròstilo") o su tutte e due le fronti (anfipròstilo); altre volte si allineano sui quattro lati, tutt'intorno al naos (perìptero). Nel tempio periptero, lo spazio tra le file delle colonne e le pareti del naos serviva alle processioni degli offerenti.
Il tempio greco è una struttura volumetrica aperta; non separa con pareti continue uno spazio interno dall'esterno, ma si inserisce nello spazio naturale, atmosferico e luminoso, con la ripetizione ritmica delle sue forme plastiche e dei suoi intervalli proporzionali (e questo ci fa subito capire anche la differenza "ideologica", se vogliamo, tra la religione greca, "naturale", e invece il cristianesimo, anti-naturale). Luce e atmosfera penetrano attraverso gli intercolunnii, ma vengono modulate e quasi filtrate dai grandi fusti scanalati delle colonne. Struttura e decorazione sono studiate per questa lenta filtrazione, questo sottile trascorrere della luce su tutte le parti; la materia l'assorbe, la condensa nel volume dell'edificio, la qualifica nei colori di cui, originariamente, era ricoperto. Tanto ai fini della rappresentazione plastica dell'equilibrio statico quanto a quelli della filtrazione e modulazione della luce sono estremamente importanti la forma delle colonne, il rapporto tra colonne e intervalli, le proporzioni generali dell'edificio. Poichè la forma della costruzione riflette sempre un'interpretazione idealizzante dello spazio naturale, la stessa struttura fondamentale del tempio assume, in luoghi diversi, diversi caratteri. Non conosciamo i canoni o le teorie dell'antica Grecia se non attraverso il trattato di architettura di Vitruvio, un architetto romano del I secolo a.C., che distingue le proporzioni in classi o "ordini", secondo le regioni in cui furono maggiormente diffusi: Dorico, Ionico, Corinzio. Lo stesso ordine dorico, da cui gli altri discendono, non è assolutamente costante. Dagli esemplari più arcaici (lo "Heraion" di Olimpia e la basilica di Pesto: fine del VII, metà del VI secolo), in cui il ritmo delle colonne e delle pause è più grave e profondo, si passa a forme più snelle e affusolate, che dilatano il respiro dei vuoti, come nel Tempio di Cerere a Pesto e di Afaia ad Egina (fine del VI, inizio del V secolo), per poi tornare ad una più massiccia plasticità, che intenzionalmente ripete le cadenze severe della fase arcaica (Tempio di Zeus a Olimpia, Tempio di Poseidone a Pesto, Heraion di Selinunte).
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Il tempio dorico
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Particolare del tetto dorico
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Tempio di Cerere a Pesto


Edited by MAguSS - 29/8/2005, 19:47
 
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Sanguis
view post Posted on 14/3/2006, 14:04




salve a tutti, volevo fare un'osservazione.
quando si tratta di Grecia antica, e della sua architettura bisogna far attenzione , perchè nel descrivere gli ordini Dorico Ionico e Corinzio non si può parlare di "colonne" NON ESISTONO ANCORA LE COLONNE, la terminologia aimè è postuma.
Il termine gisto è quello di sostegni puntiformi.
scusate l'insistenza ma questo avvertimento era bisognoso!

Per una maggior comprensione del tutto, consiglio vivamente 3 letture:
Tucidide: LE GUERRE NEL PELOPONNESO volume I e II

Ryce Carpenter, per una maggior comprensione dell'ordine Dorico e Ionico:
GLI ARCHITETTI DEL PARTENONE!!

Ottimi volumi!!!
 
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MAguSS
view post Posted on 14/3/2006, 14:18




Ti ringrazio per la precisazione, Sanguis.
Presumo che questa distinzione fra i termini "colonna" (o "pilastri") e "sostegno puntiforme" non sia rilevante, in quanto lo stesso Argan (autore degli articoli sopra proposti) non ne fa cenno; ma hai fatto bene a dare questa informazione, la precisione è sempre ben accetta.
E ovviamente benvenuto.
AVE

ps: L'opera di Tucidide l'ho letta anche in lingua originale, traducendone numerose pagine.
 
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Sanguis
view post Posted on 14/3/2006, 14:31




Sono una lei, comunque, vai a dirlo a Tessari il professore di storia dell'architettura all'università di architettura di udine che si dice colonna e poi me lo racconti..
Argan, che strano ho i suoi libri di testo,per le superiori, ma lui scrive comunque per tutti, dubito che si metta a precisare certi particolari.
 
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MAguSS
view post Posted on 14/3/2006, 14:37




Non mi sembra che questo sia un forum di architettura, quindi proprio in virtù del fatto che Argan scriva per tutti (cosa, tra l'altro, molto molto opinabile), non trovo rilevante il fatto che si dica "sostegno puntiforme" piuttosto che "colonna". Fermo restando che ho comunque apprezzato la tua precisazione. Ergo, evita l'acidume, non è il caso.
 
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Sanguis
view post Posted on 14/3/2006, 14:42




chiedo scusa, sono acida di natura.
Non volevo essere scortese.
 
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MAguSS
view post Posted on 14/3/2006, 14:45




Figurati, non c'è problema.
Buona permanenza.
AVE
 
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view post Posted on 6/8/2021, 15:54
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