| Alcuni epigrammi:
Invito a cena rivolto a Pisone Verso le quattro, domani, nell'umile nido t'invita per la cena del venti*, anniversaria caro Pisone**, un amico diletto alle Muse; in assenza di tettine di scrofe e di buon Chio, vi troverai genuini compagni, e accenti v'udrai più dolci che al paese dei Feaci***. E se mai tu rivolga gli sguardi, Pisone, su noi, l'umile festa diverrà più ricca. *Ogni anno i seguaci di Epicuro partecipavano a un banchetto il 20 del mese di Gamelione (gennaio-febbraio) in memoria del loro maestro, che era nato in quel giorno. Un incontro conviviale meno importante si ripeteva ogni mese. **Potente nobile romano, Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, la cui figlia Calpurnia fu la terza moglie di Cesare. ***Alla corte di Alcinoo, re dei Feaci.
Il biglietto d'invito a cena a Pisone è ispirato alla "frugalitas" epicurea che ispirò, sull'esempio di Filodemo, l'invito di Orazio a Mecenate, e di Catullo all'amico Fabullo.
Filodemo, l'amante di Demo Ho amato una Demo di Pafo: nulla di strano. E ancora una Demo di Samo: nulla di strano. E terza fu una Demo di Nasso: e questo non è più uno scherzo. Quarta una Demo di Argo. Filodemo mi dissero le Moire, perchè brucio sempre per una Demo nell'amore.
Scherzoso "divertimento" con cui il poeta etimologizza argutamente il proprio nome ("phìlos"=amore, e "dèmos", che significa anche "popolo").
La luce della Luna sul corpo di Callìstio Notturna bicorne appari, Selene amica delle veglie, appari entrando dalle finestre spalancate e illumina la dorata Callìstio. Può una Dèa guardare senza invidia ciò che fanno gli amanti. Tu Selene stimi felici noi due; ma lo so, per Endimione bruciò anche il tuo cuore.
Tratto felice questa preghiera alla Luna perchè illumini, attraverso la finestra, il bel corpo di Callìstio.
Mimo interiore Amavo. E chi non ama? Ho fatto bagordi. E chi non li ha fatti? Sono impazzito: ma non è forse per colpa di un Dio? Alla malora: ormai i capelli si affrettano ad imbiancarsi, messaggeri della stagione che porta saggezza. Quando era tempo di giocare ho giocato, ora che non è più tempo, cercherò di seguire pensieri più nobili.
Proponimento di cambiar vita, iscritto in una cornice mimetica, di autoriflessione in tono giocoso.
La dolce Xanto e il letto di pietra Candida Xanto che stilli profumi, tu, dal volto di Musa, soave immagine degli Amori alati, torna a suonare dolce per me con le mani odorose. In un letto di pietra solitario, murato da sassi, io devo un eterno sonno dormire. Canta ancora per me, piccola Xanto: sì, sì, questo dolce canto! Lo senti usuraio? E solo, in un letto di pietra dovrai posare, misero, per sempre*. *Gli ultimi due versi paiono interpolati da un lettore per inserire nel testo una conclusione di tipo moraleggiante.
Si noti la "malinconica dolcezza di questo epigramma, dove il poeta protende di là dalla vita, nell'impietrato letto, l'ascolto di una languida voce di donna: è davvero incongruo pensare, come fu fatto, all' "Ecclesiaste" o al "Tristano": si tratta solo di una canzone; ma è una canzone triste, di pura intonazione, che esercita un fascino penetrante." (F.M.Pontani, "Letteratura greca")
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