Gli Dei Greci, Il pantheon della Tradizione ellenica

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MAguSS
view post Posted on 23/12/2005, 12:56




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L'Assemblea degli Dei, sul Monte Olimpo, presieduta dal padre Zeus, assiso in trono e con lo scettro del comando. Tondo centrale della Sala dell'Iliade. Affresco di Luigi Sabbatelli (1772-1850). Firenze, Palazzo Pitti.


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GLI DEI PRE-OLIMPICI

Gaia e Urano
Dal grande Caos, il vuoto sconfinato dell'Universo, nacque Gaia (o Ge), la Terra, cui seguì immediatamente Eros, l'Amore. Senza alcun intervento maschile, Gaia, elemento primordiale che darà origine alle stirpi divine, generò Ponto (il Mare) ed Urano (il Cielo).
L'unione di Gaia e Urano dette i natali ad una prole numerosa, tra cui i dodici Titani, sei maschi e sei femmine, e i Ciclopi: il Cielo era infatti l'unico, per dimensioni, in grado di coprire interamente la Terra. Ma Gaia, scontenta dell'eccessiva fertilità, pregò i figli di liberarla dall'abbraccio brutale di Urano. Tutti si rifiutarono tranne l'ultimo nato, Crono (il Tempo), che, armato di un falcetto, evirò il padre gettandone i testicoli nel mare. Dalle gocce di sangue che sgorgarono dalla mutilazione di Urano e caddero sulla Terra, nacquero le Erinni (Furie), i Giganti e le Ninfe dei Frassini. Il falcetto invece, gettato nel mare, era identificato, secondo una tradizione, con l'isola di Corfù, patria dei Feaci, che sarebbero nati essi stessi dal sangue del Dio.

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Gaia e Urano


Crono e Rea: la nascita degli Dei
Dopo aver liberato la madre Gaia e confinati tutti gli altri fratelli nel Tartaro (la più profonda regione del mondo, posta addirittura al di sotto degli Inferi), Crono assunse il potere e sposò Rea, una delle sue sorelle Titanesse.
Avendo però ricevuto la profezia che sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, Crono li divorava man mano che questi venivano alla luce. Egli generò e quindi divorò Estìa, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Il senso materno di Rea salvò però Zeus dalla brutale pratica; in attesa del sesto figlio, infatti, Rea si rifugiò a Creta per dare alla luce, segretamente e di notte, il piccolo Zeus, in una grotta del monte Ida. Per non generare alcun sospetto, dette da mangiare a Crono una grossa pietra, avvolta in una coperta. Il piccolo crebbe rapidamente, allattato dal miracoloso liquido della capra Amaltea, mentre Cureti e Coribanti (spiriti benevoli), battendo le lance sui loro scudi, ne coprivano gli strilli dalla vendetta di Crono.

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Rea dà a Crono la pietra, fingendo che fosse il figlio Zeus.


Zeus e la Titanomachia: l'istituzione del Pantheon Olimpico
Raggiunta l'età adulta, Zeus volle impadronirsi del potere. A questo scopo, chiese consiglio a Meti (la Prudenza), che gli diede una pozione da somministrare a Crono, affinchè questi vomitasse i figli ingurgitati. Con l'aiuto dei fratelli così liberati, Zeus si scontrò con Crono, che aveva nel frattempo liberato i propri fratelli dal Tartaro. La decennale guerra che ne seguì (la Titanomachia appunto) ebbe termine con la vittoria di Zeus e dei suoi fratelli, gli Dei Olimpici, mentre Crono e i Titani furono scacciati dal Cielo.
Dopo la vittoria, gli Dei si spartirono il potere con un sorteggio: ad Ade toccarono il mondo degli Inferi ed un elmo magico che rendeva invisibili; a Poseidone il mare ed il tridente con cui scuotere terra e acque; a Zeus il cielo, il fulmine e il tuono, forgiati dai Ciclopi; oltre a ciò egli ebbe anche il predominio sull'Universo.

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La Titanomachia


La Gigantomachia: il definitivo consolidamento dell'ordine costituito
La spartizione del potere non assicurò tuttavia la pace per lungo tempo: Gaia, infatti, alla notizia che i propri figli, i Titani, erano stati nuovamente ricacciati nell'oscurità del Tartaro, si alleò con i suoi figli Giganti, nati dalle gocce del sangue di Urano mutilato da Crono.
Gli Dei Olimpici dovettero dunque affrontare la minacciosa aggressione dei Giganti, enormi esseri dall'aspetto terrificante e dalla forza invincibile, con ispide capigliature e gambe a forma di serpente. Allo scontro presero parte tutte le divinità dell'Olimpo, ma ruolo di primo piano svolsero in particolare Zeus, dal potente fulmine e protetto dall'egida (la magica pelle della capra Amaltea che un tempo lo aveva nutrito), e Atena, figlia prediletta ed emanazione diretta di Zeus in quanto nata dalla sua testa, coperta anch'essa dall'egida ereditata dal padre, alla quale però si sovrappone la testa terrificante della Gorgone, dono di Perseo alla Dea che lo aveva aiutato nell'impresa della decapitazione (impresa che sarà raccontata più avanti).
Come alleato eccezionale, di grande forza e abilità, alla Gigantomachia prese parte anche Eracle, accolto nell'Olimpo per le sue virtù e dopo la lunga serie di fatiche che aveva dovuto affrontare. Si poteva così realizzare, tra l'altro, la profezia secondo la quale i Giganti avrebbero potuto essere uccisi solo se colpiti contemporaneamente da un Dio e da un mortale, quale era Eracle. Chi non fu ucciso dovette comunque subire il castigo di Zeus e affrontare ineluttabili punizioni, come il Titano Atlante, condannato a reggere per sempre la volta del Cielo.

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Particolare della Gigantomachia.

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Il Titano Atlante.

Edited by MAguSS - 22/1/2006, 15:56
 
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MAguSS
view post Posted on 16/1/2006, 22:16




La creazione del genere umano
Sostituito il Caos originario con l'ordine divino, eletti al cielo gli Dei e ricacciati negli Inferi gli esseri brutali che ad essi si opponevano, Zeus popolò la terra di varie specie viventi e diede ordine a due suoi cugini della stirpe dei Titani, Epimeteo e Prometeo, di distribuire su tutte le creature i doni degli Dei. Epimeteo cominciò dunque ad elargire la bellezza ad una specie e la forza a un'altra, l'agilità a chi non aveva grandezza, l'astuzia a chi era privo di altre armi e l'intelligenza per controbilanciare carenze fisiche.
Tuttavia, suo fratello Prometeo (considerato il benefattore dell'Umanità, al punto che spesso, in tarde tradizioni, sarà ritenuto il creatore degli uomini, che egli avrebbe modellato con la creta), intervenne nella maldestra distribuzione, riequilibrando le cose con alcuni doni alla razza umana, che Epimeteo aveva lasciato per ultima e, trovandosi senza più doni, aveva condannato a rimanere nuda, debole e senza armi naturali. Prometeo, dunque, si spinse fino ad ingannare anche lo stesso Zeus, pur di aiutare gli uomini: durante un solenne sacrificio, egli aveva diviso un bue in due parti, una con la carne e le viscere ricoperte dalla pelle, l'altra con le ossa nascoste dal bianco grasso. Chiesto a Zeus di scegliere, così che il resto potesse andare agli uomini, il Padre degli Dei scelse la parte con il grasso bianco e quando scoprì che conteneva solo ossa già spolpate, preso da invidia e rancore verso gli uomini, li punì togliendo loro uno dei preziosissimi beni, il fuoco. Prometeo corse ancora una volta in loro aiuto e, rubando alcuni semi di fuoco dalla ruota del Sole (o dalla fucina di Efesto), restituì all'Umanità la possibilità di sopravvivere.
Zeus decise allora di punire i colpevoli: Prometeo fu incatenato a una montagna del Caucaso, mentre l'aquila di Zeus gli divorava ogni giorno il fegato, che sempre rinasceva (sarà liberato molto più tardi , oltre trent'anni dopo, da Eracle, che ucciderà anche la feroce aquila divina). Agli uomini, invece, fu mandata Pandora, la prima donna, creatura modellata espressamente con l'aiuto di tutti gli Dei. Come già indicato dal nome ("Colei che ha tutti i doni"), Pandora ricevette la bellezza, la grazia, l'abilità manuale e la persuasione, ma il dispettoso Ermes mise nel suo cuore anche la menzogna e la furbizia. Inviata in dono da Zeus a Epimeteo, questi fu sedotto dalla sua grande bellezza e la sposò, dimenticando di diffidare dei regali di Zeus, da cui pure era stato messo in guardia da suo fratello Prometeo. Appena giunta sulla terra, nonostante i consigli, i divieti e le istruzioni che Epimeteo dava alla nuova arrivata, Pandora, divorata dalla curiosità, aprì un vaso che conteneva tutti i mali e questi si riversarono sull'Umanità; secondo un'altra tradizione, il vaso conteneva invece tutti i beni e Pandora li avrebbe fatti fuggire sollevando il coperchio e richiudendolo appena in tempo perchè la sola Speranza vi rimanesse sul fondo (per maggiori informazioni sul mito di Pandora vedi Esiodo, le Opere).
Malgrado i doni degli Dei e l'aiuto di Prometeo, la stirpe umana che col tempo si andava sviluppando non incontrava i favori di Zeus. Ritenendola infatti abbrutita dai vizi e dalle passioni, il Padre degli Dei volle distruggere l'Umanità inviando un diluvio universale. Decise di salvare unicamente una coppia di persone buone e giuste, Deucalione, figlio di Prometeo, e sua moglie Pirra, figlia di Epimeteo, che dunque era anche sua cugina. Su consiglio divino i due costruirono un'arca, una grande cassa di legno capace di contenerli entrambi e di tenerli a galla sulle impetuose acque del diluvio che per nove giorni e nove notti flagellò la terra. Approdati sulle montagne della Tessaglia, mentre le acque cominciavano a ritirarsi, furono accolti da Ermes, inviato da Zeus per esaudire un loro desiderio, qualunque esso fosse: Deucalione e Pirra chiesero di avere dei compagni, per non terminare la vita nella più assoluta solitudine. Allora Zeus ordinò di gettarsi dietro le spalle le ossa della propria madre: Pirra fu terrorizzata dall'idea di compiere un gesto così empio, ma Deucalione interpretò le parole di Zeus e capì che si trattava delle pietre, ossia le ossa della Terra (Gaia), che è la Madre Universale. Iniziarono dunque a lanciare pietre dietro le proprie spalle: da quelle di Deucalione nascevano gli uomini e da quelle di Pirra le donne che rapidamente ripopolarono il mondo.
(per un approfondimento sui Diluvi nella Tradizione Ellenica si veda: La questione dei "Tre Diluvî" nella tradizione ellenica

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Prometeo incatenato al Caucaso e col fegato divorato dall'aquila

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Deucalione e Pirra

Edited by MAguSS - 30/1/2006, 14:12
 
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MAguSS
view post Posted on 22/1/2006, 00:43




GLI DEI DELL'OLIMPO

Zeus, il Padre degli Dei
Nato da Crono e Rea ed allevato dalla magica capra Amaltea, tra le cure di Ninfe e Coribanti, conquistato il potere assoluto sconfiggendo Titani e Giganti, Zeus è il Dio degli uomini e degli stessi Dei, troneggiante sulle cime luminose del cielo. Essenzialmente Dio della Luce, del Fulmine e dei Lampi, quindi di tutte le manifestazioni celesti, esprime la sua potenza attraverso gli attributi caratteristici: il fulmine, capace di illuminare ma anche di incenerire; lo scettro, simbolo della sua regalità; l'aquila, sua messaggera; l'egida, la pelle della capra Amaltea, impenetrabile come una corazza. Con questi simboli, che ne affermano il potere, Zeus è il garante dell'ordine costituito, il dispensatore della Giustizia, il depositario del potere regale e della gerarchia sociale, prerogative che il Dio esercita non soltanto sugli uomini ma anche sull'intero Pantheon.
Dall'unione di Zeus con Era, sua moglie e sorella nasceranno Ares, Dio della Guerra, Ilizia, Dea del Parto, che all'occorrenza può moltiplicarsi, ed Ebe, Dea della Giovinezza. Dagli amori del Dio con altre figure femminili, sia divine che umane, nasceranno tutti gli altri Dei, i semidei e i principali eroi della Grecia antica.

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MAguSS
view post Posted on 22/1/2006, 15:54




Trasfigurazioni e divagazioni amorose di Zeus: gli amori divini e la nascita degli altri Dei
Sicuramente il più importante tra gli amori divini di Zeus fu quello con Meti, la Prudenza, che fu anche, in ordine di tempo, la prima delle sue spose. Dopo vari tentativi per sfuggire alla corte serrata del Dio, assumendo le forme più disparate, Meti dovette alla fine soggiacere ai desideri di Zeus, concependo così Atena. Tuttavia Gaia, la Terra, aveva predetto a Zeus che da Meti sarebbe nata una figlia che avrebbe poi messo al mondo un figlio che avrebbe conquistato il potere; così Zeus, per evitare sgradevoli sorprese, inghiottì Meti e proseguì da solo la gestazione di Atena.
Nel frattempo Era, gelosa delle iniziative extraconiugali di Zeus e della sua capacità di partorire una figlia senza la partecipazione femminile, mise al mondo, senza alcun intervento maschile, il figlio Efesto, Dio del Fuoco. E allo scadere del tempo necessario, fu proprio il "fratellastro" Efesto che, brandendo la sua grande ascia, aprì la testa di Zeus per permettere ad Atena di nascere, già completamente armata.
Non meno famosa e celebrata fu l'unione di Zeus con Latona, dalla quale nacquero Apollo, Dio della Luce, e Artemide, Dea della Caccia.
In attesa dei gemelli divini, Latona ricevette la punizione della gelosa Era, che la costrinse a vagare senza tregua in cerca di un posto per partorire. la Madre degli Dei aveva infatti proibito a tutti i luoghi "della terraferma e del mare" di accogliere Latona. A tale definizione poteva sfuggire solo l'isola di Delo: posta al centro del Mar Egeo, era infatti ritenuta un'isola galleggiante e quindi vagante, forse perchè difficile da raggiungere a causa delle forti correnti sottomarine. Pertanto, dal momento che non era nè mare nè terraferma, la piccola isola potè accogliere Latona e vedere i natali della più illustre coppia di gemelli divini. Come ricompensa, Delo fu fissata al fondo marino con quattro colonne che da allora la tennero saldamente ancorata; l'isola divenne poi il santuario per eccellenza del culto di Apollo.
Da Dione, figlia di Urano (o forse di Oceano: la tradizione è oscillante), Zeus ebbe la Dea dell'Amore, Afrodite. In realtà Dione è, in greco, la forma femminile del nome stesso di Zeus e significa anch'essa Dea del cielo luminoso; ma poichè era considerata anche Dea dell'acqua e delle sorgenti da cui si ricavavano oracoli, Dione fu messa in relazione anche con Oceano, padre di tutti i corsi d'acqua e personificazione del fresco liquido vitale.
Unendosi ad un'altra delle sue sorelle, Demetra, Dea del Frumento e della terra coltivata, Zeus concepì Persefone (detta anche Kore, la Fanciulla), futura Dea degli Inferi e compagna di Ade.
Temi, Dea della Giustizia e della legge eterna, oltre ad essere la consigliera di Zeus (fu lei a suggerirgli di proteggersi con la pelle della capra Amaltea durante la battaglia contro i Giganti) e degli altri Dei (insegnò ad Apollo le arti divinatorie), fu anche una delle spose del Padre degli Dei, la seconda in ordine di tempo. Dalla loro unione nacque una prole numerosa, nella quale rientrano le tre Ore, divinità delle stagioni (solo nelle tradizioni più tarde identificate anche con le ore del giorno) e le tre Moire, i Destini che spettano a ciascuno (vita, felicità, fortuna, ecc.), regolati secondo una legge inflessibile che neppure gli Dei potevano trasgredire: le tre sorelle, infatti, regolavano la durata della vita di ogni essere umano tramite un filo che la prima filava, la seconda avvolgeva e la terza tagliava allo scadere dell'ora fatale.
Con Mnemosine (la Memoria), Zeus si unì nella dolce regione di Pierìa, in Tracia, per nove notti di seguito. In capo a un anno la giovane Titanessa, nata da Urano e Gaia, diede alla luce nove figlie, le Muse. Cantatrici divine, i cui inni rallegravano il cuore di Zeus loro padre e di tutti gli Dei, le Muse sono anche personificazioni delle forme del pensiero e si ricollegano tutte, più o meno indirettamente, alle concezioni filosofiche che stabilivano il primato della musica nell'Universo: Calliope era la Musa della poesia epica, Clio della storia, Polinnia del mimo, Euterpe del flauto, Tersicore della danza e della poesia leggera, Erato della lirica corale, Melpomene della tragedia, Talia della commedia e Urania dell'astronomia.
Dall'unione con la Titanessa Eurinome, che aveva nella parte superiore del corpo aspetto di donna e forma di pesce dalla vita in giù, Zeus ebbe come figlie le tre Cariti (le Grazie). Originariamente forze della vegetazione e solo più tardi personificazioni della Bellezza, le Cariti abitavano sull'Olimpo in compagnia delle Muse, con le quali formavano suadenti cori. Spesso immaginate come tre giovani fanciulle nude che si tengono per le spalle, di cui le due laterali guardano in una direzione e quella di mezzo nella direzione opposta, le tre Cariti avevano diretta influenza sui lavori della mente e sulle opere d'arte.

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Il Monte Olimpo

 
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MAguSS
view post Posted on 23/1/2006, 12:34




Trasfigurazioni e divagazioni amorose di Zeus: gli amori "umani" e la nascita dei Semidei e degli Eroi
Se per i suoi amori divini Zeus faceva affidamento sulla persuasione manifesta e sulla sua abilità di seduttore, con qualche concessione al suo incontrastabile potere assoluto, per ottenere gli stessi successi con le donne della razza umana, al cui fascino non era affatto insensibile, il Padre degli Dei fu spesso costretto a ricorrere a magiche trasfigurazioni.
Con la tebana Semele, figlia di Cadmo e Armonia, Zeus procreò il Dio "nato due volte", Dioniso. Come in altre relazioni illecite di Zeus, anche Semele fu vittima della gelosia di Era: quest'ultima, infatti, sapendo della promessa fatta da Zeus all'amante, che le avrebbe concesso qualunque cosa gli avesse chiesto, convinse Semele a chiedergli che il Dio le si mostrasse in tutto il suo splendore. Zeus, dunque, impegnato dalla promessa fatta, fu costretto ad apparirle nel pieno della sua sfolgorante potenza di fulmini e saette. Semele rimase così incenerita, ma Zeus provvide a sottrarre dal suo grembo il piccolo Dioniso ed a cucirlo nella propria coscia, per nasconderlo alle vendette di Era.
Alla stirpe di Deucalione apparteneva anche Leda, moglie di Tindaro, re di Sparta. Zeus se ne invaghì e per conquistarla si trasformò in un candido cigno. Dopo la loro unione fu deposto un un uovo, dal quale nacquero quattro figli: Clitemnestra, futura moglie di Agamennone e madre di Oreste ed Elettra, Elena, che andrà in sposa a Menelao, e i due Dioscuri (che significa "Figli di Zeus"), Castore e Polluce.
Fin dai tempi più antichi, tuttavia, era accreditata anche un'altra tradizione, che, se seguita nei suoi elementi formativi, giustifica più puntualmente i vari elementi del mito. In realtà Zeus si sarebbe invaghito di Nemesi, Dea della Vendetta divina, che per sfuggire al suo abbraccio si trasformava in vari animali, fino a che, assunte le sembianze di un oca, fu subito sedotta da Zeus, prontamente trasformatosi in cigno, a Ramnunte, poi sede del più famoso santuario della Dea. Frutto di un amore non desiderato, l'uovo fu abbandonato da Nemesi e, trovato da alcuni pastori, fu consegnato a Leda che lo custodì gelosamente fino alla nascita dei quattro gemelli, che ella considerò come figli propri. E' addirittura possibile identificare Leda con la stessa Nemesi, visto che il nome Leda, di origine non greca, può essere etimologicamente ricollegato all'antichissimo termine licio "lada", ossia "donna".
Il re di Argo, Acrisio, aveva ricevuto una profezia secondo la quale sua figlia Danae avrebbe dato alla luce un figlio che avrebbe a sua volta spodestato ed ucciso il nonno. Per sfuggire a tale destino, Acrisio rinchiuse Danae in una inaccessibile camera di bronzo, nascosta sottoterra; tuttavia la fanciulla fu raggiunta da Zeus che, innamoratosene, la possedette sotto forma di pioggia d'oro. Dalla magica unione nacque Perseo, i cui pianti rivelarono la nascita al nonno Acrisio. Questi rinchiuse madre e figlio in un'arca di legno e li lasciò sul mare, alla deriva, fino a quando non raggiunsero l'isola di Serifo.
Alla nobile stirpe di Perseo apparteneva anche Alcmena, moglie di Anfitrione, re di Tirinto. Invaghitosi della bella regina, Zeus approfittò dell'assenza di suo marito assumendo le sembianze di Anfitrione e si unì a lei. Furono così concepiti Eracle (da Zeus) ed Ificle (da Anfitrione) e solo alla nascita si rivelò l'ascendenza divina dell'uno e l'origine mortale dell'altro.
Europa, la bellissima figlia di Fenice, re della ricca Sidone (o forse di Tiro), giocava sulla spiaggia con le sue amiche quando fu scorta da Zeus che, infiammatosi d'amore, si trasformò in un candido toro dalle corna simili ad uno spicchio di luna ed andò ad accoccolarsi ai suoi piedi. Dapprima timorosa, Europa si fece lentamente coraggio e si sedette in groppa al toro; questo si slanciò improvvisamente verso il mare, incurante delle grida della fanciulla che, per non cadere, si aggrappava strettamente alle corna dell'animale. Giunti a Creta, Zeus si unì ad Europa sotto un grande platano, presso una fresca sorgente d'acqua, e lì concepirono Minosse, Sarpedonte e Radamante. Il platano, muto testimone della loro unione, ricevette come ricompensa il privilegio di non perdere mai le foglie.
Il mito ci riporta anche un amore efebico, come rivela la storia di Ganimede, giovane discendente di Dardano, progenitore della stirpe reale di Troia. Ganimede, ritenuto il più bello tra i mortali, fu rapito da Zeus e portato in volo sull'Olimpo, dove godendo ormai del dono dell'eterna giovinezza, servì come coppiere di Zeus.


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Edited by MAguSS - 23/1/2006, 19:35
 
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MAguSS
view post Posted on 23/1/2006, 19:30




Era, la grande Madre degli Dei
La più grande delle Dee Olimpiche, figlia di Crono e di Rea e quindi al contempo moglie e sorella di Zeus, era la divinità preposta alla protezione del mondo femminile e, come moglie legittima del Padre degli Dei, anche la protrettrice delle spose e del matrimonio. Secondo la tradizione, tuttavia, l'amore di Zeus ed era risaliva a tempi ben più antichi del loro matrimonio, quando si incontravano segretamente, in attesa di poter celebrare la sontuosa cerimonia ufficiale.
Spesso irritata dalle non poche avventure galanti di Zeus, Era si rivela gelosa e vendicativa non solo nei confronti delle sue rivali, ma anche verso i figli di queste ultime, a lungo vessati e perseguitati. Esemplare è il caso di Eracle, costretto a immani sofferenze per la collera della Dea, alla quale si attribuiva l'idea iniziale delle dodici fatiche, per non parlare del tragico destino di Semele o della proibizione per Latona.
I contrasti con Zeus non si limitavano, però, agli amori illeciti, ma andavano anche oltre, come nel caso del dissidio che costò la vita all'indovino Tiresia. Nella disputa su chi traesse maggior piacere dall'amplesso, l'uomo o la donna, fu interpellato Tiresia al quale lo stesso Zeus aveva una volta concesso il privilegio di fare entrambe le esperienze. Poichè l'indovino rispose che, in una scala da uno a dieci, l'uomo sentiva uno e la donna nove, Era, indispettita per essere stata contraddetta, lo privò della vista. Zeus, tuttavia, lo ricompensò con la facoltà di vaticinare.

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MAguSS
view post Posted on 24/1/2006, 12:24




Atena, Dea della Saggezza
Nata dalla testa di Zeus già adulta e completamente armata e subito identificata quasi come alter ego del padre, che le dona l'egida della capra Amaltea, la Dea Atena rappresenta in realtà la saggezza, piuttosto che l'arte della guerra, riservata a suo fratello Ares. Tuttavia, ella ebbe un ruolo fondamentale nella battaglia contro i Giganti, durante la quale fu protagonista di numerose imprese eccezionali, come quando immobilizzò il Gigante Encelado scagliandogli addosso l'intera Sicilia. Anche nella guerra di Troia Atena svolse un ruolo di primo piano, intervenendo direttamente in appoggio di numerosi eroi, come Achille e Ulisse; allo stesso modo, con arguzia e intelligenza, guida Perseo alla conquista dei segreti che gli permettono di decapitare la Gorgone e protegge con costanza il suo eroe prediletto, Eracle, nel corso delle sue lunghe vicissitudini.
Secondo la tradizione Poseidone e Atena avevano gareggiato per il possesso di Atene e dell'Attica. La contesa, il cui premio sarebbe stato l'assegnazione del nome del vincitore alla città, vide come giudici l'intero consesso degli Dei, che stabilì di premiare quello che avrebbe offerto alla città il dono più utile. Poseidone colpì dunque con il suo tridente l'Acropoli di Atene, facendone scaturire una sorgente di acqua salata; Atena invece, colpito il suolo con il piede, ne fece spuntare la prima pianta di ulivo della storia. Naturalmente la vittoria fu assegnata alla Dea, la città ne prese ilnome e l'ulivo fu considerato albero sacro e da allora simbolo di pace e prosperità.

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Atena, con la Vittoria in mano e lo scudo dietro il quale si nasconde Erittonio. Assalita da Efesto, Atena ne aveva rifiutato le violente attenzioni amorose; durante la lotta, Efesto sporcò del suo seme la Dea che subito si ripulì con un panno; gettato a terra, questo generò il figlio-serpente Erittonio
 
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MAguSS
view post Posted on 24/1/2006, 23:58




Efesto, Dio del Fuoco
Nato senza partecipazione maschile dalla sola Era, per invidia di questa nei confronti di Zeus che stava per mettere al mondo la figlia Atena partorendola dalla propria testa, Efesto è il Dio del fuoco e abile lavoratore di metalli. Nato zoppo, fu rifiutato dalla madre che lo scaraventò giù dall'Olimpo. Dopo aver rotolato per un'intera giornata, approdò sull'isola vulcanica di Lemno, dove stabilì la propria fucina. Per vendicarsi dell'offesa ricevuta da Era, forgiò e le inviò in dono un trono magico dal quale la Dea, appena sedutasi, non potè più rialzarsi. A nulla valsero i tentativi degli Dei di convincere Efesto a ritornare sull'Olimpo e a liberare la madre; solo Dioniso, grazie all'ebbrezza inebriante del vino, caricatolo su un mulo, lo condurrà nuovamente sull'Olimpo. Come ricompensa, Efesto riceverà in moglie da Zeus la bellissima Afrodite, mentre a Dioniso, per la riuscita dell'impresa, sarà concesso di entrare a far parte del Pantheon olimpico.

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Efesto

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Due foto dell'isola di Lemno
 
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MAguSS
view post Posted on 25/1/2006, 11:50




Poseidone, il Dio del Mare
Considerato uno degli Dei maggiori dell'Olimpo e, insieme a Zeus ed Era, uno dei più antichi, Poseidone ha il predominio sul mare, che può agitare a suo capriccio con un sol colpo di tridente, fino a scuotere la terra causando violenti terremoti.
Generalmente raffigurato alla guida di un carro trainato da delfini o favolosi esseri marini, solca veloce le onde del mare che, pur lambendolo, non lo bagnano.
La sua prole fu numerosa quasi come quella di Zeus, ma a differenza del Padre degli Dei, che generò solo una progenie benefica, quella di Poseidone fu caratterizzata da malevole inclinazioni: dall'unione con la Gorgone ebbe Crisaore ed il cavallo alato Pegaso, mentre da Toosa gli nacque il ciclope Polifemo, poi accecato da Ulisse, che pertanto fu a lungo perseguitato.

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Poseidone bilancia la posizione, distendendo le possenti braccia, per scagliare il tridente, ora perduto. Statua bronzea detta "Poseidon di Capo Artemision", rinvenuta al largo dell'isola Eubea ed attribuita allo scultore Calamide (460 a.C. circa)
 
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MAguSS
view post Posted on 25/1/2006, 14:59




Demetra, Dea della Fertilità
Contrapposta a Gaia, la Terra intesa come elemento cosmogonico e pertanto generatrice di ogni cosa, Demetra è la Dea della terra coltivata, quindi dei frutti e, innanzitutto del frumento, al quale lega direttamente la sua storia e soprattutto quella della figlia che ebbe da Zeus, Persefone (detta anche Kore).
Quest'ultima cresceva spensierata in compagnia delle sue sorelle, le altre figlie di Zeus, Atena e Artemide, quando suo zio Ade, il fratello di Zeus che regnava sull'oscuro mondo degli Inferi, se ne invagh; ma poichè Demetra non appariva disposta a concedergli la figlia, per la quale non approvava il destino di eterna reclusa nel regno delle ombre, Ade la rapì mentre raccoglieva i fiori nei pressi dell'ingresso del mondo degli Inferi, presso Eleusi (oppure, secondo un'altra tradizione, nella pianura siciliana ai piedi dell'Etna.
Disperata per l'improvvisa quanto misteriosa sparizione della figlia, il cui rapitore non era stato riconosciuto in quanto aveva il capo velato dalle ombre della notte, Demetra si rifiutò di risalire sull'Olimpo e cominciò ad errare per tutto il mondo conosciuto, cercando Persefone per nove giorni e per nove notti, senza mangiare nè bere, senza lavarsi nè abbellirsi, e rischiarando il proprio cammino con due fiaccole accese. Durante il suo peregrinare, Demetra, assunto l'aspetto di una vecchia, si fermò anche ad Eleusi; là si sedette per riposare su una pietra che in ricordo del suo dolore porterà in seguito il nome di aghèlastos petra, la "pietra senza gioia".
La Dea si recò poi dal re di Eleusi, Celeo, alla cui corte trovò un po' di ristoro e addirittura una vecchia serva, Iambe, che le strappò qualche sorriso con i suoi scherzi: come ricompensa per l'atmosfera amichevole e devota con cui era stata accolta, Demetra svelò a Trittolemo, il più giovane figlio di Celeo, i segreti della coltivazione del grano e gli affidò la missione di diffonderli nel mondo. Ad Eleusi nascerà, infatti, il più importante santuario di Demetra e Persefone dell'antichità, sviluppatosi proprio intorno alla sacra pietra che aveva accolto la triste Dea e con un culto basato sui misteri della fecondità, svelati solo agli iniziati (i Misteri Eleusini).
Tuttavia, l'esilio volontario di Demetra rendeva sterile la terra e l'ordine del mondo, con il normale succedersi delle stagioni, era del tutto sconvolto. Zeus dunque intervenne, ordinando a suo fratello Ade di liberare Persefone e di restituirla alla madre. Ma questo non era più possibile: Persefone infatti aveva inavvertitamente mangiato un chicco di melagrana, contravvenendo all'avvertimento che se avesse voluto far ritorno sulla terra avrebbe dovuto osservare un rigoroso digiuno. La soluzione fu trovata da Zeus, che stabilì, con uno scaltro compromesso, che Persefone trascorresse una parte dell'anno negli Inferi e una con la madre Demetra, che poteva quindi fare ritorno sull'Olimpo e ristabilire l'ordine naturale delle cose.
Così, ogni primavera Persefone fugge dagli Inferi, emergendo dal suo soggiorno sotterraneo insieme ai primi germogli che spuntano dai solchi, per rifugiarsi di nuovo fra le ombre al momento della semina; e per tutto il tempo che la Dea trascorre sottoterra, sua madre Demetra rende il suolo sterile e improduttivo, nella fredda stagione dell'inverno.

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La Dea Demetra

 
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MAguSS
view post Posted on 25/1/2006, 15:35




Ermes, il Messaggero degli Dei e Dio dei pastori
Fondamentalmente messaggero degli Dei dell'Olimpo, Ermes è anche il Dio dei pastori, tanto che spesso è raffigurato come Crioforo, ossia come portatore di agnello sulle spalle; ma è ugualmente Dio dell'astuzia e della sagacia, del baratto e del commercio.
Nato dalla ninfa Maia, in una caverna del monte Cillene, in Arcadia, fu concepito da Zeus in piena notte, mentre dormivano sia gli Dei che gli uomini, e venne al mondo il quarto giorno del mese, che gli fu consacrato per sempre (a Roma si chiamò Mercurio e gli fu dedicato il Mercoledì).
Alla sua nascita, fasciato con bende secondo l'uso antico e posto nella culla, dimostrò una straordinaria precocità: a forza di muoversi riuscì a divincolarsi e a fuggire fin nella lontana Tessaglia, dove suo fratello Apollo pascolava le mandrie di buoi. Ermes gli rubò alcuni capi e, attaccando un ramo frondoso alla coda di ciascun animale, li condusse in tutta la Grecia, fino a nasconderli in una grotta presso la città di Pilo, senza che se ne potessero scorgere le impronte. Ritornato nella sua grotta sul Cillene, prima di infilarsi nuovamente tra le fasce, scorse una tartaruga, la uccise, ne svuotò il carapace e vi applicò alcune corde ricavate dagli intestini di alcuni dei buoi rubati ad Apollo, creando così la prima lira.
Apollo, accortosi del furto, protestò con la madre di Ermes, Maia, che, vedendo il bimbo ancora avvolto nelle fasce in cui lei stessa lo aveva posto, non voleva credere alle accuse. Tuttavia intervenne Zeus, che impose la restituzione dei buoi, ma Apollo, incantato dal suono della lira appena inventata, barattò i buoi con il nuovo strumento, nel quale divenne maestro. Più tardi Ermes, custodendo i buoi che Apollo gli aveva lasciato, inventerà anche il flauto a più canne (la "siringa") e di nuovo Apollo offrirà in cambio del nuovo strumento il suo bastone d'oro, il caduceo, che rimarrà il simbolo di Ermes nella sua veste di messaggero degli Dei e quindi di tutti gli ambasciatori.

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Ermes con il piccolo Dioniso in braccio. Statua in marmo rinvenuta nel tempio di Era ad Olimpia, probabile opera originale del grande scultore ateniese Prassitele, realizzata intorno al 340 a.C.
 
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view post Posted on 26/1/2006, 10:25




Afrodite, la Dea della Bellezza e dell'Amore
Figlia di Zeus e di Dione, o secondo un'altra tradizione di Urano (sarebbe nata dai suoi testicoli tagliati e gettati in mare da Crono), Afrodite è la Dea dell'amore e della bellezza. Fu sposa di Efesto, il Dio zoppo, ma ella amò principalmente Ares. Celebri le sue relazioni adulterine, che provocarono l'ira e la vendetta di Efesto, come quando questi creò una rete magica ai danni di Ares: si trattava di una sorta di rete da pesca, che solo Efesto poteva manovrare. Con essa egli mise letteralmente nel sacco i due amanti, unitisi furtivamente nel letto di Afrodite, e li espose alle risa degli altri Dei, che Efesto aveva appositamente chiamato a raccolta. Dall'unione con Ares, Afrodite partorì Eros ed Anteros (l'Amare e l'Essere riamati), Deimo e Fobo (il Terrore e la Paura), Armonia, futura moglie del re di Tebe Cadmo, ed infine il Dio dei giardini Priapo.
Tra gli amori terreni, particolarmente significativo fu quello con Anchise, il re di Troia. E' infatti da questo legame che nascerà Enea, futuro fondatore di Roma, ed è proprio in virtù di questa discendenza che la Dea godrà di un culto assai profondo a Roma, con il nome di Venere.
Il ruolo svolto dalla Dea nella guerra di Troia è in ogni caso tutt'altro che secondario e certamente non limitato alle conseguenze dell'amore per Anchise. In un certo senso, anzi, fu la bellezza della Dea a causare la guerra stessa. Infatti, nel giorno delle nozze fra Peleo e Teti, i futuri genitori del grande Achille, Eris (la Discordia) gettò una mela, destinata alla più bella delle tre Dee, Era, Atena ed Afrodite. Zeus volle che Paride, giovane principe di Troia, decretasse la vincitrice. Giunte al suo cospetto in Troade, tutte e tre vantarono la propria bellezza, oltre a promettere a Paride i doni più allettanti. Era promise al giovane principe la sovranità su tutta l'Asia ed Atena l'invincibilità in guerra, ma questi premi non potevano certo competere con la mano di Elena, la più bella fra tutte le donne, che gli fu offerta da Afrodite. Così la Dea vinse, ed Elena fu poi la causa della più famosa guerra del mondo. Nel corso degli eventi bellici Afrodite parteggiò sempre per Troia e, pur non potendone evitare la disfatta, riuscì a non fare estinguere la stirpe troiana, mettendo in salvo Anchise, Enea e suo figlio Ascanio (detto anche Iulo).

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view post Posted on 27/1/2006, 16:13




Ares, il Dio della Guerra
Figlio di Zeus ed Era, Ares è il Dio della guerra in tutte le sue manifestazioni. Egli è infatti coinvolto non solo negli eventi eroico-mitici, ma anche in quelli più bassi legati alla guerra stessa, tanto che viene rappresentato dalle fonti letterarie come colui che gode della carneficina e del sangue. Nella stessa guerra di Troia combatte ora a fianco dei Troiani ora a fianco degli Achei.
Il dio appare spesso attorniato da una serie di divinità minori che costituiscono altrettante personificazioni dei sentimenti o dei valori connessi all’attività bellica: Déimos («Terrore»), Phóbos («Paura»), Éris («Contesa»), Enyó («Battaglia»). Quest’ultima era probabilmente, in origine, la compagna di Eniàlio, dio della guerra noto già da età micenea, e in séguito identificato con Ares, di cui «eniàlio» costituisce un epiteto sin da Omero. Il fatto che Ares raduni su di sé le prerogative di un antico dio miceneo corrobora l’ipotesi, formulata da molti storici delle religioni, secondo cui egli sarebbe originario di un’area geografica extragreca e verosimilmente della Tracia.
E infatti molte delle sue avventure sono ambientate in Tracia, una regione semiselvaggia della Grecia settentrionale, dove abitano anche le sue figlie, le Amazzoni, nate dalla sua unione con la ninfa Armonia.
A livello cultuale, Ares sembra figura venerata in poche e circoscritte località: al di là di Tebe, alla cui storia mitica il dio è strettamente legato perché suocero di Cadmo, ad Ares sono dedicati in età storica l’Areòpago di Atene e forse un antico tempio ad Acarne.

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view post Posted on 14/4/2006, 12:03




Apollo, la Luce e la Purezza

Dio raggiane e della benefica luce, Sole che viene fuori dal grembo della notte (Latona infatti vuol dire "la nascosta"), Apollo simboleggia il trionfo del giorno sulle potenze oscure della notte, quindi anche di tutte le forze benefiche riferibili ai positivi effetti della luce e del calore solare (se qualcuno fosse interessato ad approfondire questo aspetto riferito all'uomo, invito tutti a leggere ciò che Nietzsche ha scritto riguardo all'uomo come una medaglia, che presenta da un lato la componente Apollinea della luce e della virtù, e dall'altra la componente Dionisiaca dell'ebbrezza e della passione). Era infatti venerato come Targelio, il calore fecondo che matura i frutti (da cui il nome Targelione per indicare il mese di Maggio); con gli appellativi di Sminteo (da "sminthos", "topo") e di Parnopio (da "parnops", "cavalletta") era adorato come distruttore di topi e locuste e liberatore dell'Umanità dalle piaghe che essi costituiscono. Egli è anche il Dio ispiratore di ogni bellezza poetica, quindi della musica e della poesia, e dirige il coro delle Muse, figlie di Zeus e Mnemosine. I suoi simboli sono infatti l'arco e le frecce, chiaro riferimento al Dio solare che può ferire con il dardo dei suoi raggi, oppure l'alloro che gli cinge la testa e la cetra che suona con il plettro, che ben si adattano all'aspetto di Dio musico.
Fra gli animali a lui sacri si ricordano il cigno, il lupo e il delfino: il cigno perchè nel momento della sua nascita uno stormo di cigni aveva miracolosamente fatto per sette volte il giro dell'isola su cui era nato; il lupo perchè Apollo è lo sgominatore del feroce animale che rendeva pericolosi gli inverni (infatti era adorato anche con l'appellativo di Liceo, da "lykos", "lupo"); il delfino perchè esso era così caro al Dio che ne assumeva le sembianze spesso, per solcare le onde marine e, non di rado, per salvare qualche naufrago.
Tuttavia, l'attributo più famoso del Dio era il tripode, che faceva chiaro riferimento alle sue capacità divinatorie e al dono della profezia, che egli presiedeva e che poteva concedere alle sacerdotesse dei suoi santuari. Apollo si era infatti recato a Delfi, in Focide, dove aveva ucciso con le sue frecce un drago chiamato Pitone, incaricato di custodire un oracolo di Temi, la Dea della Legge: una fessura nella terra dalla quale fuoriuscivano esalazioni in grado di far cadere in trance e di far emanare profezie. Il drago, però, si abbandonava ad ogni genere di devastazioni nella regione, distruggendo i raccolti, uccidendo i contadini, saccheggiando i villaggi e persino intorbidendo le fonti e i ruscelli. Ucciso Pitone e preso possesso dell'oracolo, Apollo, che da quel momento prese l'appellativo di Pitico, donò al santuario un tripode di bronzo ed assegnò la sua pratica divinatoria ad una sacerdotessa, detta da allora la Pizia. Questa, seduta sul grande tripode del Dio, inalando gli effluvi della terra e masticando foglie di alloro, dava, alle domande che le venivano poste, sibillini responsi che poi venivano sciolti da una schiera di interpreti sacri, addetti a tale incarico.
Dio della Bellezza, quindi anche delle qualità fisiche oltre a quelle morali, Apollo era raffigurato come il più attraente degli Dei, alto e con bellissimi capelli; egli ebbe pertanto numerosi amori, sia con donne mortali che con Dee.
Irritato dalle canzonature di Apollo, che lo derideva perchè goffo nei suoi primi esercizi con l'arco (nel quale invece il Dio era esperto), Eros, Dio dell'Amore, decise di vendicarsi: provocò cosi' l'infatuazione del Dio per Dafne, la bellissima figlia del Dio del fiume Peneo, in Tessaglia. La giovane, tuttavia, non avendo intenzione di concedersi all'abbraccio di Apollo, cominciò a fuggire sulle montagne; inseguita dal Dio, nel momento in cui stava per essere raggiunta, implorò il padre Peneo affinchè intervenisse per salvarla e questi la trasformò in una pianta, l'alloro (in greco "dafne"), che da quel momento rimase l'albero sacro ad Apollo.
Il Dio amava anche unirsi alle Ninfe, e da una di queste, Cirene, ebbe Aristeo, il semidio che insegnò agli uomini l'arte di lavorare il latte, di allevare le api per ricavare il miele e di coltivare la vite per ottenere il vino, oltre all'uso di reti e trappole per la caccia.
Tra gli amori mortali, uno dei più famosi fu quello con Ecuba, moglie di Priamo, re di Troia, con la quale Apollo generò Troilo, il più giovane principe della casa regale troiana; secondo un oracolo, se Troilo fosse rimasto in vita raggiungendo i venti anni di età, Troia non avrebbe potuto essere conquistata; così durante la guerra di Troia, Achille si nascose e tese un agguato al giovane che era uscito di soppiatto dalla città per recarsi alla fonte insieme alla sorella Polissena, lui ad abbeverare i cavalli, lei ad attingere acqua.
Infine da Coronide, figlia del re dei Lapiti, ebbe Asclepio, il Dio della Medicina.
Apollo amava anche la sorella di Troilo, la principessa Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba; per conquistarla, le promise che avrebbe rivelato a lei l'arte della profezia, ma Cassandra, dopo essere stata istruita, si rifiutò al Dio, che per punirla la condannò a non essere mai creduta nelle sue predizioni (a questo rimando alla lettura della splendida tragedia di Eschilo, l'Orestea).
Apollo non disdegnò nemmeno gli amori maschili tra i quali si ricordano quello per Giacinto e per Ciparisso, le cui morti, o meglio le cui metamorfosi in fiori o alberi confermano l'intimo legame del Dio con le forze della natura.
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Artemide, la Vergine Cacciatrice

Gemella di Apollo, nata sull'isola di Delo appena prima di suo fratello ma già pronta ad aiutare nel parto la madre Latona, Artemide scelse l'eterna giovinezza delle vergini, dedicandosi esclusivamente alla vita avventurosa della caccia nei boschi. Armata di arco e frecce, la Dea era ritenuta responsabile delle morti improvvise e indolori e di quelle dovute al parto. Altera e vendicativa, non tralasciava di infierire su tutti coloro che le recavano offesa. Contro Oineo, ad esempio, che aveva dimenticato di renderle un doveroso sacrificio, mandò il terribile cinghiale di Calidone; contro Orione, gigantesco cacciatore figlio di Poseidone, che aveva tentato di violentarla, inviò uno scorpione che lo punse al tallone e lo uccise; per aver reso tale servigio la Dea trasformò lo scorpione e la sua vittima Orione in costellazioni: è per questo che la costellazione di Orione fugge sempre da quella dello Scorpione; contro Atteone, figlio di Aristeo, che l'aveva inavvertitamente scorta nuda mentre ella si bagnava in una fonte, aizzò la muta di cinquanta cani dello stesso Atteone, che ella aveva nel frattempo trasformato in cervo; i cani, non riconoscendolo nella nuova sembianza, lo sbranarono; poi cominciarono a cercarlo invano nella foresta, riempiendola di ululati, fino a che il Centauro Chirone si impietosì e li placò modellando una statua ad immagine di Atteone; sorte analoga toccò a Callisto, vergine cacciatrice e compagna della Dea, che si lasciò sedurre da Zeus che aveva assunto le sembianze della stessa Artemide (Callisto infatti non si faceva avvicinare da nessun uomo); durante un bagno in una fonte, Callisto fu costretta a denudarsi e a rivelare il proprio stato (darà poi alla luce Arcade, l'eroe eponimo dell'Arcadia); Artemide, irritata per il tradimento, la scacciò e la trasformò in un'orsa, alla quale cominciò a dare la caccia, e che finì per uccidere con le sue frecce; ma Zeus, impietosito, la trasformò nella costellazione dell'Orsa Maggiore.
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view post Posted on 14/4/2006, 12:42




Dioniso, il Dio del Vino

Uno degli Dei più importanti fra quelli appartenenti alla seconda generazione, Dioniso, detto anche Bacco, era il Dio del Vino e della Viticoltura, ma in senso piu' generale incarna l'energià della natura che, grazie agli effetti benefici dell'acqua, porta a maturazione i frutti sulle piante. Il legame del Dio con l'elemento umido, indispensabile alla vegetazione, è sempre presente in ogni momento della sua storia: la tradizione narra come "Dionysos" ("Nato due volte") fosse stato partorito dallo stesso Zeus (vedi post precedente su Zeus); il piccolo nato fu poi affidato ad Ermes che lo consegnò alle Ninfe del monte Nisa, che lo allevarono. Il significato naturalistico del mito è palese: Semele è la terra bruciata dai violenti raggi estivi del sole, ma il frutto delle sue viscere, cioè il calore vivificante e maturante, è salvo e mantenuto in vita dalle Ninfe dell'acqua, vale a dire dalle nuvole irrigatrici. Dioniso, quindi, cresciuto fra boschi rigogliosi e allevato secondo le cure della natura, pianta la vita e si inebria del dolce succo che sgorga dai suoi frutti. Incoronato di pampini e di edera, il Dio percorre la terra su un magico carro trainato da pantere e seguito da un folto corteo costituito dai suoi compagni abituali: i Satiri, uomini con la coda, le zampe caprine e orecchie animalesche, e le Menadi (o Baccanti), donne che danzano freneticamente in trance, completamente pervase dall'estasi che il Dio procura con i suoi magici effetti.
Così Dioniso insegna all'uomo l'arte di lavorare la terra e praticare la viticoltura, fonda nuove città, istituisce dovunque culti a suo nome e si fa portatore di nuovi valori, spingendo ad una vita più socievole e lieta. Fu proprio durante una delle sue peregrinazioni, un viaggio per mare verso l'isola di Nasso, che il Dio, che veleggiava sotto le sembianze di un fanciullo ricciuto e dal mantello di porpora, fu avvicinato da una nave dei pirati Tirreni. Questi, non riconoscendolo, lo catturarono e si avviarono alla volta dell'Oriente, con l'intenzione di venderlo come schiavo. Dioniso svelò allora improvvisamente tutta la potenza della sua natura divina: bloccò la nave avviluppandola in ghirlande mentre spuntavano piante di vite, trasformò in serpenti i loro remi, e mentre da ogni asse dell'imbarcazione spuntavano tralci di edera, apparvero miracolosamente pantere e leoni; i pirati, allora, terrorizzati, si tuffarono in mare, dove furono trasformati dal Dio in delfini.
Ripreso il viaggio verso Nasso, Dioniso vi incontrò Arianna, abbandonata da Teseo, e insieme a lei risalì sull'Olimpo, avendo compiuto la sua missione educatrice sulla terra e avendo stabilito dappertutto il suo culto.
Adorato come benefattore dell'umanità e portatore di civiltà, e per questo associato a tutte le divinità benefiche come Apollo e Demetra, Dioniso era considerato colui che, attraverso gli effetti della sua bevanda magica, eccita l'animo, desta la voglia del canto e l'ispirazione della poesia, e al contempo allontana le preoccupazioni e le pene del corpo e dell'anima.
Ma, come il culto moderato del Dio (vale a dire il moderato uso del vino) può offrire all'uomo migliori condizioni di vita, il Dio può anche sconvolgere la mente umana con la sua potente estasi, come dimostrano le vicende di Licurgo e Penteo. Licurgo, infatti, re della Tracia, si era rifiutato di accoogliere amichevolmente il Dio, ancora bambino, che si trovava a passare nella sua regione con il suo corteo, poichè non gradiva che fosse istituito nel proprio regno il nuovo culto; anzi, avendo tentato addirittura di catturare il Dio e non avendo avuto successo poichè Dioniso si era rifugiato in mare presso la Nereide Teti (madre di Achille), Licurgo imprigionò le Baccanti, che seguivano e scortavano il Dio. Per vendicarsi, il Dio liberò miracolosamente le Baccanti dai loro legacci e provocò la pazzia nella mente di Licurgo: questi cadde subito preda di allucinazioni e, impugnata un'ascia, credendo di abbattere tralci di vite, la pianta sacra al suo nemico Dioniso, tagliò le estremità del proprio figlioletto e anche una delle proprie gambe. Rinsavito, si rese conto che, oltre alle disgrazie che egli stesso aveva provocato opponendosi al Dio, anche l'intero paese era stato punito da Dioniso con una forte siccità. Interrogati gli oracoli, questi ultimi rivelarono che le colpedovevano ricadere esclusivamente sulla protervia di Licurgo, ed il re fu così messo a morte dal suo stesso popolo, che lo legò a quattro cavalli e lo lasciarono dilaniare spingendo gli animali in quattro direzioni diverse.
Penteo, re di Tebe, volle opporsi alla celebrazione dei riti dionisiaci da parte delle donne tebane, malgrado i ripetuti avvertimenti dell'indovino Tiresia. Tentanto persindo di incatenare il Dio, egli si burlò della sua potenza anche di fronte ad evidenti azioni miracolose, come il dissolvimento delle catene che legavano Dioniso o l'improvvisa distruzione del palazzo reale con il fuoco. Recatosi sul vicino monte Citerone, dove le tebane celebravano i loro misteriosi riti ai quali nessun testimone era ammesso, Penteo si nascose nel cavo di un albero. Le donne, ormai a cerimonia avanzata, e quindi invasate dall'estasi dionisiaca e trasformate in Baccanti, lo scorsero e, nella loro eccitazione allucinata, scambiandolo per un animale, lo sacrificarono a Dioniso squartandolo con la sola forza delle mani. Persino la sua stessa madre, Agave, ne prese addirittura la testa, convinta che si trattasse di quella di un leone, e la infilzò su un ramo, entrando trionfante a Tebe con il suo prezioso trofeo. Alla fine della cerimonia Agave e le altre donne Tebane, rinsavite, si resero conto di quanto era accaduto e compresero quanto grande fosse la potenza del Dio, che aveva così voluto punire un empio. Agave, per il rimorso, fuggì via da Tebe.
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